La comunità internazionale ha deciso di inserire anche Amatrice tra 25 siti da tutelare inseriti nella lista del World monuments fund (Wmf), l’organizzazione no profit che ogni due anni individua i luoghi di interesse culturale e sociale che sono minacciati: dai conflitti, dai cataclismi, dall’incuria e dall’oblio. Il riconoscimento ottenuto a New York è “l’espressione del duraturo interesse” della comunità internazionale per la cittadina laziale rasa al suolo dal terremoto dell’agosto 2016 che provocò la morte di 299 persone. Il sisma ha causato danni per oltre 20 miliardi di euro, e nonostante gli interventi già effettuati le macerie sono ancora lì e i cittadini chiedono uno sforzo maggiore per la ricostruzione.
Nell’elenco sono presenti anche il suk di Aleppo, le isole caraibiche flagellate dagli uragani e i luoghi simbolo della battaglia dei diritti civili in Alabama.
L’inserimento di Amatrice nel rapporto Wmf 2018 può aiutare in maniera concreta la ricostruzione: dal 1996, quando fu stilata la prima lista, l’organizzazione ha donato oltre 100 milioni di dollari, e una cifra tre volte più grande è stata impiegata da altri enti per proteggere i siti segnalati. Molti quelli italiani presenti nei precedenti rapporti, come Pompei, la domus aurea di Nerone a Roma, Venezia, Matera, le Cinque terre, L’Aquila (dopo il terremoto), Civita di Bagnoregio nel Lazio.
Oltre a quelli già citati, nella lista di quest’anno compaiono il minareto al-Habda a Mosul, in Iraq, l’area di Sukur in Nigeria, protetta dall’Unesco, e la città vecchia di Ta’izz, in Yemen: insieme al suk di Aleppo, sono tutti in zone di guerra e rischiano la completa distruzione. A minacciare il patrimonio archeologico e culturale mondiale anche lo sviluppo economico che causa lo spopolamento (Tebaida Leonesa in Spagna), il cambiamento climatico (il molo di Blackpool in Inghilterra) e alcuni edifici moderni non protetti a rischio demolizione (come il Kagawa Prefectural gymnasium in Giappone e il palazzo Sirius a Sydney, Australia).