In un parere adottato in sessione plenaria il 22 marzo, il CdR ha messo in evidenza come in molte zone rurali dell’Ue, continui a mancare una copertura a banda larga veloce affidabile. Secondo il Comitato delle Regioni, una forte politica di coesione, in combinazione con altri strumenti di finanziamento, risulterebbe fondamentale per promuovere la connettività a banda larga in tutta Europa. Per questo motivo la Commissione europea e il CdR hanno istituito una Piattaforma per la banda larga composta da responsabili politici e da esperti. Le premesse programmatiche della Piattaforma sono state fatte proprie dal CdR, sottolineando che i fondi strutturali e quelli d’investimento europei svolgono un ruolo centrale nel migliorare l’infrastruttura per le Tic e la banda larga (nel piano attuale 14 miliardi di euro sono destinati a questo scopo).
“E’ necessario – ha detto il relatore e Sindaco di Rae, Mart Vorklaev – garantire un sostegno adeguato alla diffusione dell’infrastruttura a banda larga potenziando la politica di coesione e, parallelamente, sviluppando altri strumenti finanziari che combinino finanziamenti pubblici e privati, come il Fondo per la banda larga lanciato dalla Banca europea per gli investimenti”.
“La Piattaforma per la banda larga in Europa inizia a realizzarsi e questo aiuta sicuramente lo sviluppo del territorio perché favorisce lo scambio delle informazioni e lo sviluppo del mercato unico digitale – ha aggiunto, Mauro D’Attis, membro della Piattaforma per la banda larga – Anche da noi in Italia è stato avviato un serio programma di potenziamento e diffusione della banda larga attraverso l’intervento pubblico e e capitali privati. A Brindisi, la mia città, ad esempio, Open Fiber prevede la copertura di circa 28.000 case entro 18 mesi dall’avvio dei lavori con circa 10 milioni di euro di investimento previsto”.
Dando seguito alle preoccupazioni espresse da diversi componenti della Piattaforma, il CdR ha chiesto che venga compiuto ogni sforzo per ridurre gli oneri amministrativi derivanti dall’eccesso di regolamentazione e dalla mancanza di coerenza. In particolare, gli orientamenti dell’Ue per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione al rapido sviluppo delle reti a banda larga andrebbero allineati alle diverse opzioni di finanziamento offerte dall’Ue per la diffusione di tale infrastruttura.
Nel parere, i rappresentanti locali e regionali hanno inoltre sottolineato la necessità di disporre di maggiori dati e di migliori conoscenze tecniche, sollecitando la Commissione europea a estendere la rete di centri di competenza sulla banda larga a tutti gli Stati membri. Su questo sfondo, gli Enti locali potranno essere protagonisti attivi nell’attuazione dei piani nazionali di sviluppo della banda larga, insieme ai governi nazionali e alle insieme alle società di telecomunicazioni.
Nel parere viene sottolineato che in molti casi (in particolare nelle aree scarsamente popolate), la banda larga mobile e satellitare può costituire un’alternativa più rapida e meno costosa rispetto alle reti in fibra. Dato che il rapido sviluppo delle reti di comunicazione 5G ad altissima capacità pone nuove sfide per la gestione dello spettro radio, è importante perseguire un approccio comune riguardo all’assegnazione delle licenze per le radiofrequenze più elevate da utilizzare in futuro.
Come nel settore dell’energia, anche in quello telecomunicazioni il Comitato ha ritenuto, infine, necessario separare i servizi dalla gestione della rete. Nell’interesse della concorrenza, questa distinzione dovrebbe essere applicata sia al mercato delle reti fisse che a quello della 5G.
“Non dovrebbe insomma esservi dipendenza dalle infrastrutture di base di proprietà della società di telecomunicazioni che dominano il mercato – ha concluso Mart Vorklaev – Le reti devono rimanere neutrali rispetto agli operatori, in modo da consentire a un gran numero di fornitori di servizi di operare sul mercato in condizioni di parità, dando ai consumatori la possibilità di scegliere”.