Mentre la data del referendum (definito “illegale” dal governo spagnolo) si avvicina, c’è il rischio che la situazione possa sfuggire di mano. Con le migliaia di agenti inviati in rinforzo in Catalogna negli ultimi giorni sono ora oltre 10mila gli uomini della Guardia Civil e della Policia Nacional nella regione ‘ribelle’ con il compito domenica di impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza, ha indicato ieri il ‘ministro’ degli interni catalano Joaquim Forn.
Il corpo dei pompieri della Catalogna si è schierato per il referendum di indipendenza e ha proposto di contribuire a garantire la sicurezza degli elettori che si recheranno ai seggi. Nella giornata di ieri i pompieri catalani hanno esposto un grande striscione pro-referendum davanti alla facciata del Museo di Storia della Catalogna a Barcellona. I Vigili del fuoco hanno aderito al manifesto «contro gli attacchi ai diritti fondamentali» promosso dal sindacato Comisiones Obreras.
Intanto il premier spagnolo Mariano Rajoy non parteciperà al vertice informale Ue sul digitale a Tallinn. Lo si apprende da fonti Ue. L’assenza di Rajoy è legata alla necessità di restare in Spagna per seguire da vicino il referendum sull’indipendenza della Catalogna in programma domenica. Il Parlamento basco ha espresso ieri “appoggio e rispetto” al referendum di indipendenza catalano previsto domenica e dichiarato “illegale” da Madrid. In un documento approvato con i voti del partito nazionalista moderato Pnv del premier Inigo Urkullu e degli indipendentisti di Bildu, il parlamento basco si oppone a qualsiasi misura repressiva dello Stato spagnolo per impedire lo svolgimento del voto il primo ottobre.
In una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue il sindaco di Barcellona Ada Colau ha chiesto ieri una mediazione della Commissione Europea nella crisi catalana. Colau, eletta con Podemos, sottolinea che il conflitto catalano non è una questione interna spagnola e deve essere affrontato nella sua dimensione europea. L’Europa, afferma, non può non reagire alle minacce ai diritti e alle libertà fondamentali che l’offensiva di Madrid provoca in Catalogna.
“E’ un mio dovere come sindaco chiedere alla Commissione europea di aprire uno spazio di mediazione tra i governi della Spagna e della Catalogna per trovare una soluzione negoziata e democratica”, ha scritto sul Guardian. Barcellona “non vuole una collisione con conseguenze imprevedibili. Sono convinta che anche la maggior parte dei nostri partner europei non la vogliano”, ha aggiunto.
“Rispettiamo l’ordine costituzionale della Spagna”. Così un portavoce della Commissione Ue, Alexander Winterstein, ribadisce la posizione dell’esecutivo comunitario, alle domande dei giornalisti.
Se vince il ‘si’ al referendum di domenica, “illegale” per Madrid, il parlamento catalano potrebbe votare una dichiarazione di indipendenza già nel giro di 48 ore, ha affermato il ‘ministro degli esteri’ di Barcellona Raul Romeva in dichiarazioni a Bruxelles ripresa da El Pais. Il presidente Carles Pigdemont ieri ha però affermato che una ‘Dui’, Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza al momento non è sul tavolo del governo.
Migliaia di studenti, nello stesso momento, sono scesi in piazza a Barcellona in appoggio al “diritto di decidere” del popolo catalano e al referendum, vietato dal governo di Madrid. La manifestazione si è svolta nella Piazza dell’Università nel centro della capitale catalana al grido di «No alla sospensione della democrazia». Fra i cartelli esposti durante la concentrazione, «Vogliamo votare» e «Votiamo per essere liberi».