Siamo in pieno cambiamento climatico. Il mondo è più caldo di oltre 1°C rispetto agli albori della rivoluzione industriale, l’impatto sul pianeta è già significativo. Se le attuali tendenze dovessero continuare, le temperature globali potrebbero aumentare dai 3,4 ai 3,9°C già in questo secolo, causando effetti climatici distruttivi su larga scala.
Questo è il grido di allarme che la comunità internazionale ha lanciato alla conferenza Onu sul cambiamento climatico, nota come Cop25, inaugurata a Madrid il 2 dicembre.
Rafforzare gli impegni dei piani climatici (Ndc-Nationally Determined Contributions) per tagliare la CO2, fissare le regole sui “Mercati del carbonio”, arrivare a un accordo su come aiutare i Paesi più vulnerabili, decidere come utilizzare le raccomandazioni contenute negli ultimi rapporti su agricoltura e oceani del gruppo intergovernativo degli scienziati per i cambiamenti climatici (Ipcc). Sono questi i dossier di maggior rilievo sul tavolo dei negoziati della Cop25 che si sta tenendo in questi giorni.
E’ una delle contrattazioni politiche più difficili, si tratta di decidere i criteri dello scambio di “compensazioni” utilizzate dai paesi e dalle grandi imprese. E’ un complesso gioco di equilibri considerando i grandi inquinatori Cina, India o Brasile.
L’aumento dei costi delle perdite e dei danni legati agli eventi climatici estremi spinge i Paesi vulnerabili colpiti a chiedere che l’organismo delle Nazioni Unite che governa la questione – Meccanismo Internazionale di Varsavia (Wim) – abbia accesso al sostegno finanziario per poter chiedere risarcimenti.
I governi devono rivederlo assieme alla governance. Gli ultimi due rapporti dell’Ipcc sugli impatti del clima sulla terra e su oceani e criosfera, indicano al mondo l’urgenza di dimezzare le emissioni tra il 2020 e il 2030. A Madrid si deciderà come utilizzare le raccomandazioni degli scienziati.
I delegati della Cop discuteranno anche il futuro dell’action agenda (l’unico modo in cui ad esempio le aziende, le città e le regioni possono impegnarsi formalmente con i paesi dell’Unfcc) e il futuro delle ‘Misure di risposta’, che riguardano i paesi e le comunità svantaggiate dal passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio.