La trattativa fiume per il rinnovo del contratto scuola si è conclusa ieri alle 7.15 di venerdì 9 febbraio. C’è la firma dopo l’accordo tra Aran e sindacati. Il contratto riguarda anche università, formazione artistica e musicale e il settore della ricerca per un totale di un milione e 200mila dipendenti. È stato, dunque, firmato all’Aran il primo contratto nazionale di lavoro del nuovo comparto Istruzione e Ricerca che interessa 1 milione e duecentomila tra docenti, personale ata, ricercatori, tecnologi, tecnici, amministrativi. Gli aumenti salariali sono in linea con quanto stabilito dalle confederazioni con l’accordo del 30 novembre 2016; per la scuola da un minimo di 80,40 a un massimo di 110,70 euro; pienamente salvaguardato per le fasce retributive più basse il bonus fiscale di 80 euro.
A questa cifra si aggiungerà anche il bonus premiale di 200 milioni di euro per il merito che è stato diviso in parti. Una parte (100 milioni) andrà direttamente negli stipendi, l’altra parte andrà a contrattazione e servirà per valutare i docenti e premiarli. Il contratto per la mobilità diventa triennale, ma si potrà presentare domanda ogni anno. Però, sono stati inseriti nel contratto nazionale appena siglato dei paletti. Infatti, sarà impedito ai docenti che hanno ottenuto posto su scuola, dopo le operazioni di mobilità, di presentare domanda per i successivi tre anni.
Stralciata dal contratto la parte che dava libertà ai dirigenti di assegnare incarichi ai docenti, senza che questi ultimi potessero rifiutarli. Inoltre, viene stralciata anche la proposta che voleva portare le ore di attività funzionali ad un monte comune di 80. Resterà in vigore la distinzione 40 + 40.
Viene ribadito nel contratto che le ore di potenziamento comprendono le attività didattiche che hanno quale obiettivo di perseguire gli obiettivi dell’articolo 1, comma 7, della legge 107 che vengono previste dal piano triennale dell’offerta formativa, ulteriori rispetto agli ordinamenti scolastici.
Nessun intervento di modifica per i permessi del personale della scuola, come invece paventato in un iniziale testo. Ci saranno dei semplici adeguamenti alla normativa.Tolta dal testo l’introduzione della formazione obbligatoria nel contratto. La formazione resterà facoltativa. Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, infine, i sindacati hanno chiesto una sequenza contrattuale specifica.
“Firmato il nuovo #contratto della conoscenza, dalla scuola, alla ricerca, all’università, agli istituti artistici e musicali. Era giusto e doveroso”. Lo fa sapere la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in un tweet seguito dagli hastag #valeriafedeli, #riforma Pa e un #Paese che cambia. Si tratta dell’accordo per il rinnovo, dopo quasi dieci anni di blocco, del contratto di circa 1,2 milioni di dipendenti del comparto.
Il contratto è stato firmato dopo 10 anni di blocco e secondo i sindacati Cgil Cisl e Ui della scuola “segna una svolta significativa sul terreno delle relazioni sindacali, riportando alla contrattazione materie importanti come la formazione e le risorse destinate alla valorizzazione professionale. Rafforzati tutti i livelli di contrattazione, a partire dai luoghi di lavoro, valorizzando in tal modo il ruolo delle RSU nell’imminenza del loro rinnovo”.
La vigenza triennale del contratto 2016-18 si concluderà con l’anno in corso. Per quanto riguarda il personale docente della scuola, i sindacati precisano che “si è ottenuto di rinviare a una specifica sequenza contrattuale la definizione del codice disciplinare con l’obiettivo di una piena garanzia di tutela della libertà di insegnamento. Riportando alla contrattazione le risorse finalizzate alla valorizzazione professionale, ripristinando la titolarità di scuola, assumendo in modo esplicito un’identità di scuola come comunità educante si rafforza un modello che ne valorizza fortemente la dimensione partecipativa e la collegialità”.