Pubblichiamo in due puntate (oggi e domani) alcuni passaggi di un’ampia intervista alla professoressa che guida l’assessorato “Roma semplice”, apparsa sul numero di ottobre del bimestrale cartaceo Giornale dei Comuni Magazine.
Roma nell’ultimo anno ha perso diverse posizioni nella classifica delle Smart city italiane e il confronto con le altre capitali europee su questo tema è impietoso. Può darci la sua definizione di Smart city al di fuori dei modelli teorici e illustrarci le principali tappe del programma del suo assessorato al riguardo?
Se ci si limita all’installazione sporadica di qualche dispositivo tecnologico ancorché utile (wi-fi, o centraline di rilevamento atmosferico) non si va molto lontano. A Roma l’unico risultato tangibile è stato il car sharing, il che è chiaramente ancora troppo poco… Smart city vuol dire riconsiderare grandi temi (mobilità, ambiente, governo del territorio ecc.), avere un’idea di ciò che la città dovrà essere e avere il coraggio di rimettere in discussione i modelli di governance fin qui utilizzati per produrre, poi, soluzioni innovative che affrontino le tematiche cardine: qualità della vita, diritto al lavoro, sviluppo sostenibile, inclusione sociale. Con il cittadino che deve passare da utente più o meno attivo a protagonista della – e per la – città. La tecnologia è solo uno dei supporti alla trasformazione degli spazi, alla valorizzazione delle reti, alla usabilità dei servizi. La parte imprescindibile è che cosa vogliamo che diventi la città: sembra banale, ma nessuno ha mai definito quali siano gli obiettivi di miglioramento del benessere dei cittadini romani sulla base di indicatori riconosciuti a livello internazionale e riconoscibili da tutti (v. il BES, Indicatore del benessere equo e sostenibile). Una volta effettuata la ‘mappatura’ questa diverrà il criterio da rispettare per i progetti urbani. Pulizia e sicurezza, tanto per citare due delle emergenze che ci troviamo a gestire, non sono solo il risultato di scelte a volte approssimative (quando non oggetto di indagini o provvedimenti penali) fatte in passato; sono anche l’effetto di una disaffezione degli utenti al luogo che frequentano. Se li riportiamo al centro dell’interesse, se attenuiamo progressivamente il concetto di delega e aumentiamo quello della responsabilità individuale, la situazione automaticamente cambierà. Ci sono centinaia di esempi in Europa di luoghi prima malfamati e degradati che sono risorti a nuova vita, magari mutando la loro originaria vocazione. E il cambiamento non è avvenuto quasi mai grazie alle idee illuminate di qualche pensatore solitario, ma coinvolgendo le persone, rendendole protagoniste, responsabilizzandole. Lei butterebbe mai una cartaccia o una cicca di sigaretta per terra in casa sua? Ovviamente no, perché nel giro di pochi giorni la situazione diverrebbe intollerabile. Ecco, dobbiamo trasferire questo concetto all’intera città. Il pilastro portante della Smart city spesso è una Smart community coesa.
In che modo pensa di coinvolgere i cittadini nella grande impresa di migliorare Roma? Quali concrete opportunità di partecipazione attiva intende favorire? Il Comune adotterà piattaforme per i processi deliberativi con i cittadini?
Oggi al cittadino viene data la possibilità di valutare il comportamento di un’Amministrazione quasi esclusivamente attraverso il processo elettorale. Hai fatto bene? Ti rinnovo la fiducia; hai fatto male? Voto altri. Se invece si dà rilevanza alla necessità di dar conto, in corso d’opera, delle proprie decisioni, dei risultati raggiunti e anche delle difficoltà incontrate, si attua un metodo di governo in cui costante è la relazione con gli i portatori di interesse, spontaneo il coinvolgimento della popolazione, naturale il processo di partecipazione. Per cui: trasparenza degli atti amministrativi, dei dati dei progetti e degli appalti, chiarezza negli obiettivi, massima informazione sull’andamento delle attività. E anche ascolto dei bisogni e dei suggerimenti della comunità romana. Insomma l’obiettivo primario è garantire la trasparenza e l’accessibilità alle informazioni sull’operato dell’Amministrazione, garantire al cittadino la possibilità di conoscere, controllare e valutare l’operato della Giunta e della macchina comunale, perché questo è alla base del patto sociale e la precondizione per la partecipazione e la collaborazione attiva della cittadinanza. Non è un processo scontato per cui, una volta enunciato, lo si attua senza problemi: occorre mutare anche il proprio modo di agire quotidiano, superare resistenze indotte, vincere il timore che ‘esporsi’ equivalga a essere più fragili, conquistare giorno dopo giorno la fiducia dei cittadini.
I social network (Facebook, Twitter e soprattutto per i più giovani Snapchat e Instagram) tendono ormai a riassorbire lo spazio della rete tradizionalmente intesa. Sono pensabili meccanismi strutturati e formalmente vincolanti di dialogo tra queste realtà e la pubblica Amministrazione, sia in generale che segnatamente per il Comune di Roma? Un’esperienza che viene in mente è quella di #iosegnalo, l’hashtag che consente di segnalare alla Polizia municipale di Roma tramite Twitter infrazioni al codice della strada.
Giustappunto: abbiamo un’idea dei ‘social’ molto poco “sociale” anche se poi sappiamo bene che in molte occasioni questi sono usati come fonte informativa diretta e non filtrata. L’esperienza di #iosegnalo è solo un esempio che può essere migliorato, replicato ed esteso anche ad altri canali, magari creando app dedicate, facilmente fruibili, da mettere a disposizione dei cittadini. Lo stesso numero telefonico 060606, iniziativa notevolissima e di grande innovatività, va adeguato alle attuali potenzialità tecnologiche e, soprattutto, va connesso con un sistema di riscontro identificabile per il cittadino. Se io chiamo o invio un’informativa per segnalare una buca per strada devo essere certo che la mia segnalazione sia stata presa in carico, da chi e i tempi nei quali si sarà in grado di intervenire, chiedendomi nel contempo di collaborare al monitoraggio della sua soluzione. E magari informandomi anche quando il problema è stato risolto. Molto più spesso di quanto si creda un ‘grazie’ vale più di cento pomposi riconoscimenti. Le app disponibili – oramai ne esistono tante e molte validissime – ci aiutano supportandoci nella gestione del front end con i cittadini al quale va affiancato un lavoro gestionale che non si vede e che va svolto all’interno dell’organizzazione dei servizi comunali. Non è quindi tutto risolvibile tramite “una sola app” come si potrebbe pensare ma è necessario costruire un’architettura complessa in cui la tecnologia svolge un compito fondamentale se è affiancata da sistemi gestionali che coinvolgano direttamente uffici, persone e servizi. Ci attrezzeremo per farlo ma nei tempi e modi più adeguati.
Parliamo del suo mandato e del modo per darvi corso. Ci può spiegare in poche parole perché il suo mandato è racchiuso nella definizione “Roma Semplice” e come ne darà attuazione?
Le racconto un aneddoto legato al nome del mio Assessorato. Qualche giorno fa una giornalista di un noto quotidiano nazionale, entrando in Campidoglio ha chiesto di me e gli è stato risposto «La Semplicità? È di là…». La parola chiave è proprio questa Semplicità. L’obiettivo? Rendere fruibile a tutti una città complessa e, al contempo, complicata grazie anche alle tecnologie. Il 3 agosto 2016, è stata approvata la Delibera comunale n.7, la prima promossa dall’Assessorato Roma Semplice perché questa per noi è una priorità. Il provvedimento approvato riguarda la realizzazione dei Punti “Roma Facile” (PRoF), spazi assistiti per diffusione, promozione e sensibilizzazione alla cultura digitale e per il supporto all’uso delle tecnologie. L’idea mi è nata proprio ora che ci stiamo dotando dell’accesso ai servizi comunali digitali tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), perché se vogliamo che i servizi siano utilizzati, dobbiamo renderli semplici e, allo stesso tempo, dobbiamo abbattere le barriere culturali così come i preconcetti che i cittadini hanno nei confronti dell’uso del digitale, creando le condizioni più favorevoli per aumentarne l’uso, attraverso interventi di avvicinamento e accompagnamento dedicato.
I punti Roma Facile saranno realizzati in tutto il territorio capitolino: nelle sedi di Municipi o altre sedi istituzionali, scuole, biblioteche, centri anziani, uffici postali, centri per l’istruzione degli adulti, società partecipate, spazi offerti dai privati ecc. L’obiettivo è sviluppare in modo diffuso, continuativo e sostenibile l’inclusione e la competenza digitale dei cittadini e delle cittadine. Con il mio staff, abbiamo pensato ai punti Roma Facile come a un’organizzazione reticolare, in cui ciascun punto sarà autonomo nel rispondere alle richieste del singolo quartiere in cui è insediato, ma che potrà beneficiare anche dell’apporto e dell’esperienza maturata nella gestione degli altri punti cittadini. Le attività di formazione andranno dallo scambio intergenerazionale fino alla formazione d’aula e all’integrazione aula-online. Questo servizio avrà la duplice finalità di rispondere a un bisogno dell’utente con scarse competenze digitali (come, per esempio, usare un servizio pubblico on line) e contribuire ad aumentare la sua autonomia attraverso un processo di apprendimento continuo. A breve, apriremo i primi punti sperimentali presso due delle biblioteche comunali: abbiamo già effettuato i sopralluoghi, con i nostri esperti del Dipartimento Innovazione Tecnologica e i responsabili delle biblioteche e, in tempi rapidi, inizieremo a verificare i risultati e a risolvere le eventuali criticità in modo da partire con un servizio già testato, capace di essere esteso all’intera città. E proprio per assicurarne l’estensione, stiamo per emanare due bandi, in modo da raccogliere le adesioni di strutture pubbliche e di privati: ci piacerebbe che chiunque abbia uno spazio attrezzato, dalle biblioteche, alle associazioni civiche, ai negozi, ai centri commerciali alle aziende, volesse rendersi disponibile.
Per accedere all’intervista completa nella versione sfogliabile del Magazine http://www.gdc.digital/3scomunicazione/?group=giornalecomuni
Il testo dell’intervista è stato raccolto il giorno 23 settembre.