Tra gli strumenti più innovativi della programmazione Fse troviamo gli investimenti nelle imprese culturali e diversi progetti tesi a declinare in buona armonia la salvaguardia degli antichi mestieri con la creatività e la nuova imprenditorialità giovanile. Il focus annuale – ha detto l’assessore regionale al lavoro, istruzione e formazione, Elena Donazzan – rappresenta un’occasione importante per presentare lo stato di attuazione del programma operativo Fse, che per il Veneto vale 764 milioni di euro e dei quali oltre la metà sono già stati spesi. Al centro del dibattito ci saranno le prospettive di sviluppo a breve e medio periodo. L’incontro è uno strumento fondamentale anche per raccogliere spunti e osservazioni dalle parti economiche e sociali rappresentative del territorio veneto. Sarà anche un momento per assistere alle testimonianze di aziende e persone che hanno fruito di alcuni tra i più innovativi strumenti messi a disposizione”.
Domani, 29 gennaio, nella sala polifunzionale del Palazzo Grandi Stazioni (fondamenta Santa Lucia) i tecnici della Direzione regionale dell’assessorato al Lavoro si confronteranno con i rappresentanti delle parti sociali, verificando le esperienze promosse fino ad ora, discutendo altresì sugli sviluppi futuri del ciclo settennale della programmazione sociale. Il Fondo sociale europeo dà la possibilità di accrescere le opportunità di occupazione, promuove lo sviluppo dell’istruzione e formazione e punta a migliorare la situazione dei soggetti più vulnerabili. In generale, la questione della disoccupazione, in particolare giovanile, e il rischio povertà, ha indirizzato gli obiettivi europei ad alcuni dei problemi che ne sono alla base: scarsità di competenza, ridotta mobilità dei lavoratori, inadeguatezza dei sistemi scolastici e del mercato del lavoro.
Per il periodo di programmazione 2014-2020 il negoziato con la Commissione europea ha ripensato sia gli aspetti programmatici (Strategia europea 2020, definizione degli obiettivi territoriali, criteri di ammissibilità, Programmi operativi), sia quelli finanziari. Rispetto al precedente periodo di programmazione 2007-2013 il Fse è stato potenziato soprattutto nelle seguenti aree: istituzione di una quota minima Fse nel bilancio assegnato a ciascuna categoria di regioni più alta di quella precedente (circa il 25% per le regioni meno sviluppate; 40% per quelle “in transizione” e 52% per quelle più sviluppate); in totale si tratta di almeno 84 miliardi di euro; concentrazione del Fse su un numero limitato di obiettivi e di investimenti, in linea con le priorità della Strategia Europa 2020, in modo da incrementare i risultati di impatto e raggiungere un massa critica; riserva di almeno il 20% del Fse per azioni di inclusione sociale; maggiore supporto all’innovazione sociale, attraverso la sperimentazione e diffusione di soluzioni innovative che rispondano ai fabbisogni sociali e il supporto ad azioni di inclusione e di cooperazione transnazionale; maggiore incoraggiamento alla partecipazione di reti sociali e partenariato civile, in particolare Ong, nell’attuazione del Fse, attraverso strumenti di capacity building, promozione di strategie locali di sviluppo e semplificazione del sistema di gestione. Le regole per il rimborso dei progetti Fse saranno semplificate in particolare per i piccoli beneficiari, Ong, Pmi e altri; eleggibilità delle spese relative ad attrezzature legate agli investimenti in capitale umano e sociale; utilizzo del Fse per garantire i prestiti concessi ad organismi degli Stati membri per finanziare misure comprese nei suoi obiettivi di intervento.