“Con il decreto legge 78 del 2010 lo Stato ha introdotto l’obbligo per i piccoli comuni dell’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali. Tra le forme giuridiche è prevista anche quella della fusione di comuni che in questi anni ha visto in Veneto una crescita di interesse passando da incombenza normativa ad essere vista come reale opportunità per i territori. Ed è questo il messaggio che vogliamo sia colto”. Con questa considerazione il vicepresidente della Regione, Gianluca Forcolin, ha incontrato ieri a Palazzo Balbi le 14 amministrazioni locali per le quali è in corso attualmente la procedura di fusione e la cui popolazione si esprimerà con una consultazione referendaria il 17 dicembre 2017 e il 21 gennaio 2018, per presentare le linee di indirizzo programmatico relative all’approvazione del nuovo piano di riordino territoriale, con specifico riferimento ai procedimenti di fusione.
I comuni interessati sono: Belfiore, Caldiero, Roncà e S. Giovanni Ilarione in provincia di Verona; Falcade e Canale d’Agordo nel bellunese; Arsiero, Tonezza del Cimone, Barbarano Vicentino e Mossano in provincia di Vicenza; Saletto, Santa Margherita d’Adige, Megliadino San Fidenzio e Megliadino San Vitale nel padovano. In tutto sono chiamati alle urne 35.340 elettori in un territorio vasto 322 chilometri quadrati. Il vicepresidente della Regione Veneto ha ricordato che nell’intero territorio regionale sono 190 i comuni sotto i 5.000 abitanti e quelli sotto i 3.000 abitanti sono circa il 20% del totale, rappresentando il 45% del territorio veneto, con servizi spesso correlati.
“Le esperienze di associazionismo intercomunale – ha sottolineato Forcolin – unite alle casse disastrate che ogni amministrazione pubblica si ritrova hanno reso più semplice e funzionale il passaggio culturale ai processi di fusione, che presentano diversi tipi di vantaggi a partire da quelli finanziari, con incentivi sia regionali, che statali. Un risultato a cui si è arrivati grazie al lavoro di squadra fra Regione, Enti locali interessati, Anci e Uncem”. Ora lo snodo fondamentale, in attuazione della legge regionale n. 18/2012, è rappresentato dal Piano di Riordino Territoriale, approvato nel 2013 ed attualmente in fase di revisione. Gli obiettivi riguardano la semplificazione dei livelli di rappresentanza istituzionale per favorire i processi di fusione, programmazione strategica del territorio, gestione efficiente delle funzioni comunali e dei servizi, nonché formazione del personale degli Enti locali. I fondi stanziati nel bilancio regionale 2017 a favore dell’associazionismo comunale e delle fusioni, testimoniano l’impegno della Regione nel promuovere iniziative in tal senso. Si tratta di 6 milioni di euro che, se non dovessero esserci ulteriori tagli da parte dello Stato, verranno confermati anche per il 2018.