La Giornata internazionale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite, viene celebrata ogni 20 giugno per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convention Relating to the Status of Refugees da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’iniziativa ha come obiettivo quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze. Attese e auspici che appartengono a ciascuno come, ad esempio, prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, poter mandare a scuola i figli, costruire un futuro migliore.
Negli ultimi dieci anni, l’Unhcr ha presentato la richiesta, per il reinsediamento in favore di più di un milione di rifugiati, a 30 diversi Paesi. Il Global Trends, la principale indagine sui flussi migratori a livello mondiale condotta dall’Agenzia, afferma che alla fine dello scorso anno le persone costrette ad abbandonare le proprie case in tutto il globo sono state 65,6 milioni (circa 300.000 in più rispetto al 2015). Questo dato rappresenta un numero enorme di donne, uomini e bambini che necessitano di protezione in ogni angolo del pianeta.
Il dato complessivo di 65,6 milioni è costituito da tre componenti principali: la prima è il numero dei rifugiati a livello mondiale che, attestandosi a 22,5 milioni, rappresenta la quota più alta mai registrata. Di questi, 17,2 milioni ricadono sotto il mandato dell’Unhcr mentre gli altri sono rifugiati palestinesi sotto il mandato dell’organizzazione omologa Unrwa. Il conflitto in Siria rimane la principale causa di origine di rifugiati (5,5 milioni), ma nel 2016 il “nuovo” elemento è stato rappresentato dal Sud Sudan, dove la disastrosa interruzione del processo di pace ha contribuito alla fuga di 739.900 persone alla fine dell’anno (diventate, ad oggi, 1,87 milioni).
La seconda componente è rappresentata dalle persone sfollate all’interno del proprio Paese, il cui numero si è attestato a 40,3 milioni alla fine del 2016 (rispetto ai 40,8 milioni dello scorso anno). Gli spostamenti forzati all’interno di Siria, Iraq e Colombia sono stati i più significativi, sebbene il problema sia presente ovunque e rappresenti quasi i due terzi delle migrazioni forzate a livello globale.
Il terzo motivo è rappresentato dai richiedenti asilo, persone fuggite dal proprio Paese e attualmente alla ricerca di protezione internazionale come rifugiati. Alla fine del 2016 il numero di richiedenti asilo nel mondo è stato di 2,8 milioni.