Abbandonato lo stretto di Messina, e lasciata definitivamente l’isola, ecco che si entra nel continente dalla porta d’entrata di Reggio Calabria per arrivare alle Terme Luigiane per un totale di 217 km. Nella tappa di ieri, interamente per velocisti, ha lasciato il segno per la seconda volta il colombiano Gaviria che, all’esordio al Giro d’Italia, ha beffato ciclisti più quotati. Per lui anche la maglia ciclamino, oltre al fatto di essere il protagonista delle isole del Giro. Anche la maglia Rosa rimane sulle spalle del lussemburghese Jungels che si conferma leader della corsa.
E oggi vi è un’altra tappa pianeggiante, caratterizzata, però, dalla presenza di una parte finale alquanto tecnica, fatta di Sali scendi impegnativi. Ci vuole molta forza per imporsi. Si imporrà ancora Gaviria o entreranno in giuoco i vari Ewan e Greipel?
Dicevamo che si parte da Reggio Calabria, la città simbolo della Calabria, che si estende per 30 km sulla costa che guarda allo stretto e a Messina. Con Messina è quasi un unicum metropolitano nonostante tra le due città vi sia una “simpatica” rivalità. Nell’entroterra Reggio sale su, fin al territorio silano, per circa altri 30 km dando vita ad una area metropolitana di indubbia grandezza. Oggi Reggio conta più 300 mila abitanti che quasi si raddoppiano se immaginiamo l’area metropolitana citata. Una vasta area policentrica che è stata istituzionalizzata da pochi mesi. Reggio ha radici antichissime, tanto che è considerata tra le città più antiche d’Europa. Sicuramente è la più antica colonia greca in Italia, diventando una delle più importanti città del Magna Grecia. In età medioevale ebbe la dominazione bizantina con una marcata proliferazione culturale. Nel Cinquecento ci fu un decadimento culturale e sociale, dovuto in parte alle epidemie e ai continui saccheggi che ne depotenziarono la verve e la prosperità. Per non parlare dei diversi terremoti che subì nell’arco della sua esistenza. Qui ritorna l’accostamento “fraterno” con Messina.
Reggio Calabria tornò in auge in età napoleonica quando divenne riferimento Napoleonico nel sud Italia, riprendendo, quindi, vitalità. Qui a Reggio, Garibaldi conquisto il Regno delle Due Sicilie. Il terremoto dei primi del Novecento e la Seconda Guerra Mondiale la devastarono. Ad oggi poco è rimasto intatto, perlopiù vi è un evidente presenza di un architettura in stile liberty; il Duomo venne ricostruito su più strati l’ultima volta dopo il terremoto del 1908. Nella fase attuale Reggio ha avuto una grande ricostruzione, soprattutto nel lungomare, ed ospita uno dei più importanti musei al mondo sulla Magna Grecia. Il pensiero va dritto ai famosi Bronzi di Riace, ritrovati in mare e visibili a tutti, appunto, nel museo Nazionale.
Da Reggio Calabria il Giro parte per arrivare, a metà percorso, in provincia di Vibo Valentia, un territorio conosciuto come la Costa degli Dei per l’incanto che questo tratto di costa sa concedere. A Vibo sono presenti ampie trace del neolitico, nonché la presenza della cultura greca e romana. I bizantini e i Saraceni ne fecero motivo di scontro. Gli Svevi ne cambiarono il loro nome in Monteleone di Calabria. Di questo periodo il Castello che sovrasta la città ne è il simbolo.
Dalla metà tappa, nei pressi del territorio di Vibo Valentia, si arriva fino a al traguardo, che attraversa l’area di Cosenza, che è quello delle Terme Luigiane. Qui nel Comune di Acquappesa vi sono, appunto, le terme Luigiane, famose fin dall’antichità, dove sgorga dell’acqua dall’alto valore terapeutico. Soprattutto per la cura della pelle. Qui alle Terme la pelle che si evidenzierà oggi è quella dei velocisti che, nella prima tappa del continente, hanno trovato una grande Gaviria…Oggi, quindi, a chi tocca?