L’immigrazione, con i suoi annessi e connessi (accoglienza, integrazione, respingimento, ecc.), è il tema più scottante all’ordine del giorno delle agende politiche nazionale, europea e internazionale. Una questione che chiama in causa direttamente l’essenza stessa della democrazia e tutti gli aspetti della governance in un mondo globalizzato e squilibrato: legalità, sicurezza, prestigio delle istituzioni, consenso dei cittadini, legittimità, autorevolezza ed efficacia delle scelte governative. In altre parole, volontà politica e volontà popolare sono i due poli di una dialettica sempre aperta e talora conflittuale. Quanto gioca in questa dinamica controversa il rapporto fra realtà e sua rappresentazione? Una domanda cruciale per decifrare i mutevoli orientamenti dell’opinione pubblica rispetto al fenomeno. Un serio tentativo di risposta al quesito viene dall’Istituto Cattaneo che ha pubblicato un dettagliato studio dal titolo “Immigrazione in Italia: tra realtà e percezione”, basato sui dati forniti dall’Eurobarometro in merito alla presenza d’immigrati stimati dai cittadini in ciascuno degli Stati membri dell’Unione europea. In particolare, agli intervistati è stata rivolta la seguente domanda: “Per quanto ne sappia Lei, qual è la percentuale d’immigrati rispetto alla popolazione complessiva in Italia?”. Va precisato che il sondaggio ha assunto una precisa nozione di “immigrato”, intesa come persona nata fuori dai confini dell’Unione Europea e che attualmente risieda legalmente nel Paese.
Il primo dato che emerge dall’indagine è che, nell’intero contesto europeo, all’incirca un terzo dei rispondenti (31,5%) non sa fornire una risposta sulla percentuale di immigrati che vivono nei rispettivi Paesi. In alcuni casi (Bulgaria, Portogallo, Malta e Spagna) la percentuale di chi non sa rispondere supera abbondantemente il 50%, mentre l’Italia si attesta al di sotto della media europea. Infatti, gli italiani che non sanno rispondere sono “soltanto” il 27% del campione. Dunque, emerge complessivamente un quadro di elevata incertezza dei cittadini sull’ampiezza del fenomeno migratorio in Europa. In linea generale, i cittadini europei sovrastimano nettamente la percentuale d’immigrati presenti nei loro paesi. Infatti, di fronte al 7,2% di immigrati non-Ue presenti “realmente” negli Stati europei, gli intervistati stimano una presenza del 16,7%. Il rapporto segnala, inoltre, che gli intervistati italiani sono quelli che mostrano un maggior distacco (in punti percentuali) tra la percentuale di immigrati non-UE realmente presenti in Italia (7%) e quella percepita, pari al 25%. L’errore di percezione più alto tra tutti i paesi dell’Unione Europea (+17,4 punti percentuali), che si manterrebbe ugualmente elevato anche se si considerasse la percentuale di tutti gli immigrati presenti in Italia e non soltanto di quelli regolari la quale – secondo i dati delle Nazioni Unite – corrisponde attualmente al 10% della popolazione (cresciuta di oltre 6 punti percentuali rispetto al 2007).
Gli altri paesi che mostrano un “errore percettivo” di poco inferiore a quello italiano sono il Portogallo (+14,6 punti percentuali), la Spagna (+14,4 p.p.) e il Regno Unito (+12,8 p.p.). Al contrario, la differenza tra la percentuale di immigrati “reali” e “percepiti” è minima nei paesi nordici (Svezia +0,3; Danimarca +2,2; Finlandia +2,6) e in alcuni paesi dell’Europa centro-orientale (Estonia -1,1; Croazia +0,1). In base alle zone geografiche di appartenenza degli intervistati, inoltre, si può notare una differenza piuttosto netta tra i residenti al nord e quelli al centro-sud. Sia a Est che a Ovest, gli intervistati del Settentrione stimano un livello di immigrazione di circa il 20%, mentre nelle altre zone la percentuale di immigrati è indicata, in media, attorno al 26%, con uno scarto di 6 punti percentuali tra Nord e Sud.
Dal punto di vista territoriale, dallo studio dell’Istituto Cattaneo emerge chiaramente che la percezione sulla diffusione dell’immigrazione è maggiore nelle grandi città rispetto ai piccoli Comuni o alle aree rurali: nelle prime la stima raggiunge quasi il 31%, mentre nei secondi si ferma al 21,9%. Un dato, tra l’altro, in linea con il fenomeno reale, maggiormente concentrato nelle grandi metropoli e tendenzialmente più diluito nei piccoli paesi lontani dai centri urbani.