In un periodo storico caratterizzato da innovazione, e nuove rivoluzioni tecnologiche ed industriali, e anche da crisi, cambiamenti climatici, conflitti, esodi biblici di migranti e rifugiati, terrorismo, attacchi continui ai diritti umani e del lavoro, e anche ai sindacati e alla contrattazione, puntare l’obiettivo sulla qualità della vita potrebbe sembrare un lusso. Tuttavia – in un mondo in piena trasformazione qual è quello odierno – il facilitare l’accesso a cultura, sport, turismo di qualità, e a una buona organizzazione del tempo libero (e di non-lavoro) dovrebbe figurare nell’Agenda politica di ogni livello territoriale, di ogni entità (sociale) responsabile e della contrattazione sindacale, anche per prevenire disturbi mentali, violenza e fanatismi. Ho trovato quindi molto utile il seminario Fitel (Federazione italiana tempo libero) – Cgil Cisl Uil su “Contrattazione e qualità della vita” tenutosi, il 16-17 settembre 2016, a Nova Siri (Matera), in Basilicata , nel bel contesto del Villaggio Giardini di Oriente .
Welfare aziendale e welfare territoriale due facce della stessa medaglia
In quella sede si è parlato di tempo libero e contrattazione; opportunità di un rilancio e ripensamento dei Cral- Circoli ricreativi aziendali dei lavoratori (campi di azione, governance – e partecipazione dei lavoratori, rapporto con lo sviluppo del territorio, ecc..); necessità di mettere in relazione la contrattazione nazionale, la contrattazione di secondo livello e la contrattazione territoriale e nel contempo avviare una nuova stagione di Cral (Circoli ricreativi aziendali lavoratori) e di CRT (Circoli ricreativi territoriali).
Per la Fitel, welfare aziendale e welfare territoriale dovrebbero integrarsi il più possibile. Ciò che si contratta per i lavoratori in un’azienda e ciò che si contratta per una comunità dovrebbero interagire in modo da rafforzare ambedue i livelli di contrattazione (a questo fine anche gli enti locali sono interlocutori indispensabili). In effetti, la Fitel (con un impegno rivolto alla promozione sociale e culturale e al benessere dei lavoratori) organizza la presenza di Cgil Cisl e Uil sui temi – cultura, sport, tempo libero e solidarietà – del tempo libero nel mondo del lavoro. Vi aderiscono 262 Associazioni di promozione sportiva e culturale, e oltre 250 Cral più quelli nazionali di importanti gruppi e aziende pubbliche e private. Grazie ai Cral – cogestiti da aziende e sindacati, e generalmente promossi dalle organizzazioni sindacali aziendali nel quadro della contrattazione – molte famiglie hanno potuto risparmiare su acquisti commerciali, fare dello sport, permettersi momenti di cultura, seguire i propri hobby, fare del turismo possibile, a prezzi contenuti. Tuttavia – frutto delle lotte sindacali – i Cral rappresentano un patrimonio storico oggi in difficoltà.
I vari Governi che si sono succeduti dagli anni ’90 in poi hanno ridotto, per il settore pubblico, i pochi finanziamenti che venivano concessi ai Cral dalle aziende pubbliche. E, per moltissime aziende private, i primi risparmi sono stati introdotti (purtroppo con consenso del sindacato) nell’area del welfare aziendale, a vantaggio d’interessi primari quali tutela del posto di lavoro e retribuzioni. Negli ultimi anni, alcuni grandi Cral (ad esempio quello delle Poste) sono stati chiusi; e le aziende spingono verso un welfare individuale. Il tempo libero quale svago e cultura ha assunto un ruolo sempre minore, e residuale; ed è stato inteso piuttosto quale liberazione del proprio tempo, tempo di cura (anziani, figli piccoli,disabili..), tempo di lavoro (flessibilità oraria, congedi), conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, servizi in azienda ecc. Le politiche di promozione culturale e sociale non vengono previste tra gli interventi degli enti bilaterali. Non è un a caso quindi se c’è chi si chieda se le agevolazioni fiscali riconosciute alle aziende per il welfare aziendale non debbano estendersi anche alle quote destinate al finanziamento delle attività promosse dai Cral. Per garantirsi una possibile sopravvivenza, diversi Cral hanno preso forme giuridiche di associazionismo. D’altra parte – rileva la Fitel – l’iscrizione ai Cral dei soci aggregati attraverso i CRT (Centri ricreativi territoriali) ha rappresentato un fatto importante che ha avuto un duplice beneficio: l’aumento degli iscritti e l’apertura delle attività dei Cral ai cittadini.
Nuovo ruolo della Fitel e dei Cral nel rapporto con i cittadini
Ciò detto, è evidente che non mancano quesiti sul tappeto. Quale ruolo per la Fitel? Come tener conto del precariato? Quale rapporto con istituzioni e associazionismo? Come ridefinire i bisogni dei lavoratori? I Cral vanno ripensati, oltre che rilanciati? Quale ruolo dargli? Devono gestire – e fornire – servizi o devono concentrarsi solo sul tempo libero? I loro compiti vanno lasciati indefiniti – nella vasta materia del welfare aziendale (agendo poi pragmaticamente) o vanno meglio precisati? I Cral dovrebbero aprirsi di più al territorio? Fanno abbastanza rete? I piani aziendali di welfare come possono interagire con la programmazione dei servizi socio-assistenziali (328/2000)? Ci sarebbe da riflettere su come partecipare – con il Terzo settore e il sindacato – alla fase di programmazione e progettazione triennale degli interventi finanziati dalla 328/2000 (v. accordi Cgil-Cisl-Uil in Lombardia sui Piani di zona) a livello regionale e di ambito sociale? I Circoli ricreativi territoriali (CRT) della Fitel possono essere strutture di base utili? E ancora, andrebbe cambiata la cultura del contributo, e della spesa? Mance o contrattazione? Ecc. Su questi temi si è incentrato e misurato proprio il seminario Fitel/ Cgil Cisl Uil su “Contrattazione e qualità della vita” di cui parliamo. Si tratta – ha sottolineato la Fitel – di un seminario finalizzato a confrontarsi sulle scelte da compiere attraverso un percorso condiviso con le organizzazioni sindacali di categoria e confederali, in quanto il rilancio dell’associazionismo dei lavoratori nei luoghi di lavoro non dipende solo dalla capacità di autoriformarsi, ma è condizionato da:
-fattori che si sono consolidati in questi anni (welfare aziendale – finanziato anche con risorse pubbliche attraverso agevolazioni fiscali – strumento di origine anglosassone, che si è concentrato in particolare su previdenza, sanità, e forme di sostegno alla famiglia e al reddito, trascurando le politiche del tempo libero, e di promozione sociale e culturale dei lavoratori);
-l’evoluzione della legislazione che definisce i benefici fiscali legati alle politiche di welfare;
-il rafforzamento del potere di contrattazione sindacale ad ogni livello.
La priorità resta quella salariale e della tenuta dell’occupazione, ma – con l’avvento delle nuove tecnologie, industria 4.0, la robotizzazione e l’innovazione, i cambiamenti del mondo del lavoro e dello stesso settore pubblico ecc. – le questioni del tempo libero, e dei contenuti del welfare aziendale di certo diventeranno sempre più importanti. Quindi, giustamente, per la Fitel, “cultura, sport, turismo, fanno parte di un modello di sviluppo cui l’Italia non può certo rinunciare, ma che invece potrebbe acquisire un peso ancora maggiore nei prossimi anni anche se scandito in modo innovativo e guidato dall’utilizzo delle reti che sempre più oltrepassano le tradizionali funzioni associative”. “La nostra organizzazione – ha sottolineato Giovanni Ciarlone, Presidente Fitel – attribuisce una grande importanza a questo seminario, per i temi trattati, ma ancor più per il valore che riveste nel rafforzare i legami fra Fitel e le Confederazioni, tra Cral e Associazioni e Fitel. Il messaggio da portare avanti è quello di un rilancio e rinnovamento dei Cral attraverso la contrattazione, perché rappresenta un momento importante per quanto riguarda la qualità della vita, e il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici. Il motivo di queste giornate di lavoro – quindi – non è un’evasione dalle priorità che si devono affrontare. Semmai lo riteniamo un contributo a dare più forza al sindacato nei luoghi di lavoro e del territorio, preparandoci al tempo stesso anche contrattualmente ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti in atto nelle aziende e nella organizzazione del lavoro”.
In un periodo segnato ancora da gravi difficoltà economiche e sociali, da disuguaglianze crescenti, e da uno scenario internazionale denso di preoccupazioni – è fondamentale lo sforzo che il movimento sindacale sta compiendo per rimanere un punto di riferimento forte della coesione sociale. La volontà unitaria mostrata a più riprese, come ad esempio sul terreno della riforma della contrattazione e dei rinnovi contrattuali, va in questa direzione. Ma purtroppo – rileva la Fitel – le politiche del tempo libero occupano uno spazio marginale nell’azione contrattuale delle confederazioni. Rientrano in poco più del 30% degli accordi e riguardano soprattutto contributi per centri di aggregazione sociale per promuovere, in particolare, turismo sociale e sport di base. Il sindacato ha delegato le politiche del tempo libero ai Circoli Ricreativi Aziendali dei lavoratori (Cral). E gli enti locali utilizzano le risorse nel sociale più per misure riparative di disagio che per politiche di prevenzione e di creazione di benessere.
Le posizioni dei segretari confederali
“Stiamo gestendo la più grande trasformazione del mondo del lavoro – ha sottolineato Gianluigi Petteni della Cisl – Come governare questo processo? Contrattazione o libertà dell’impresa? Con l’Accordo Cgil-Cisl-Uil “Un moderno sistema di relazioni industriali-Per un modello di sviluppo fondato sull’innovazione e la a qualità del l lavoro” abbiamo tenuto in gioco l’azione contrattuale. La partita si gioca dalla macchinetta del caffè. Bisogna partire dai bisogni del lavoratori. L’azienda specializzata offre dei servizi ma non è partita dai bisogni”.
“Se lo scopo del seminario è quello di connettere le attività Fitel alle attività contrattuali – ha sottolineato Franco Martini della CGIL – c’è da uscire con impegni su cosa fare,e dove andare. Se il tema è il futuro di questa esperienza, c’è da vedere di quale futuro si potrà parlare. Un’esperienza (i CRAL) in via di disparizione? Oppure un futuro – anche dei CRAL – per parlare di un nuovo mondo del lavoro e del non-lavoro che vorrebbe lavoro? La prima strada significa protezione di una specie in via di estinzione. La seconda strada è la più difficile. La Fitel ci parla di un valore quale il tempo libero. Oggi il tempo libero non è più coniugato solo al livello aziendale. Cercare quindi una proiezione sul territorio è fondamentale”.
“Lavorando insieme, e superando la propria autoreferenzialità – ha sottolineato Tiziana Bocchi della UIL – Cgil Cisl e Uil hanno trovato il bandolo della matassa. Essendo la Fitel un’espressione Cgil Cisl Uil, dovremmo conoscerci meglio, e interagire, attraverso il lavoro sul territorio. La buona flessibilità si è poi declinata in precariato; e – per il mantra della produttività – il lavoro non è più visto come elemento di dignità dell’uomo, ma come bene strumentale all’interno della vita aziendale. Dobbiamo essere capaci di rimettere al centro la persona. E dobbiamo riprendere il concetto di qualità della vita… Dobbiamo stare attenti. Parliamo di un welfare integrativo, ma non sostitutivo. Attenti anche a non deresponsabilizzare i pubblici poteri. L’azienda e il lavoro cambiano, la Fitel può aiutare il sindacato a capire le modalità di cambiamento”.