I siciliani non prediligono i mezzi pubblici. Meno di sette abitanti dell’Isola su cento utilizzano autobus, filobus e tram, tutti i giorni o almeno qualche volta a settimana. Si tratta di uno dei dati più bassi d’Italia, circa la metà di quanto si registra nel Centro-Nord. Probabilmente, la ragione di questa disaffezione sta nello scarso gradimento dei sistemi di trasporto locale da parte dei cittadini. Al fine di analizzare il fenomeno nel dettaglio, l’Anci ha commissionato una ricerca all’Istituto Piepoli che ha visto il coinvolgimento di 1.500 persone distribuite su 12 Comuni, tra cui anche Catania. Obiettivo dell’indagine, conoscere come soprattutto i residenti delle città metropolitane percepiscano la mobilità sostenibile. Ne è emerso un quadro chiaro: crescita dell’utilizzo dei mezzi pubblici per gli spostamenti in città (44% complessivo, +3% rispetto all’indagine del 2015); leggera flessione dell’auto (39%, -1%) e un sorprendente 11% (+4%) che si muove a piedi. In molte città, stando almeno a questa statistica complessiva, l’auto non è indispensabile. Il 57% degli intervistati ha dichiarato di avere un mezzo a famiglia (-2%), mentre il dato relativo a “due auto” e “nessuna” è sostanzialmente equivalente. L’utilizzo dell’auto è diminuito per il 16% del campione, rimasto invariato per l’81% e aumentato per il 3%, registrando un tasso complessivo di diminuzione pari al 6%. In cima alle preoccupazioni si collocano inquinamento acustico e dell’aria (91% sommando i risultati di “molto” e “abbastanza”), mentre più di otto cittadini su dieci sono favorevoli alle Ztl in centro storico e sei su dieci anche in altre zone della città. I cittadini dimostrano di avere già deciso, imponendo una nuova visione della città ad amministratori ancora troppo timidi nell’avviare misure che indirizzino la gestione del traffico urbano verso una prospettiva più sostenibile, cioè meno auto e più sistemi alternativi. Purtroppo tra le richieste dei cittadini e lo stato reale delle città siciliane si frappone una notevole distanza.
Il trasporto pubblico locale non soddisfa le aspettative dei cittadini
Lo conferma l’ultimo report in materia diffuso dall’Istat alla fine di giugno. A livello nazionale l’offerta di Tpl, cioè il rapporto tra la produzione e la popolazione servita, continua a contrarsi: -1,6% sul 2013 e -3,8% sul 2011. Questa diminuzione coinvolge quattro capoluoghi di provincia su cinque, ma assume derive ancora più nette nel mezzogiorno. Catania, ad esempio, è tra le tre città con le riduzioni più consistenti (più di 500 posti-km per abitante persi in due anni). Le uniche eccezioni siciliane che mettono a segno una crescita sono Siracusa e Messina. Del resto, secondo il report dell’Aci, Catania si è confermata come primo Comune nazionale per il rapporto autovetture/popolazioni (676 automobili ogni 1.000 abitanti). La disponibilità di autobus (veicoli per 100 mila abitanti) è inferiore alla media italiana in tutti i Comuni isolani. L’unica ad avvicinarsi ai valori nazionale è sempre Catania (66,5 contro 79) che, comunque, ha registrato una contrazione notevole (il dato era 90 nel 2008). Dalla fine di giugno, inoltre, nel centro etneo è attivo il car sharing Enjoy, anche per ridimensionare la storica propensione all’utilizzo del mezzo privato. Buone notizie sulla qualità dei bus, anche se i modelli più virtuosi sono lontani. Una città come Aosta, per esempio, può vantare il 100% del proprio parco bus alimentato a metano o gpl, mentre a Lecce il 34% è elettrico o ibrido elettrico. In Sicilia, l’eccezione è Siracusa, che ormai vanta da tempo una nutrita pattuglia di bus elettrici (33,3%), seguita da Trapani (6,7) e Catania (3,8). Il centro etneo ha il 32,9% del proprio parco a trazione elettrica o alimentato da metano e gpl. Battuta la media nazionale (22,4%), operazione che riesce anche a Siracusa (33,3%) e Palermo (37,7%). Per tutte le altre realtà urbane c’è ancora molto da lavorare. Questi dati derivano anche dalle differenti cure che i conti delle Amministrazioni locali riservano ai trasporti cittadini. Ovviamente, più investimenti significano maggiore sostenibilità. Gli impegni di spesa corrente e in conto capitale delle amministrazioni comunali dei capoluoghi di provincia del Nord ammontano generalmente a più del doppio della media meridionale. La spesa corrente pro capite di Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Trieste e Bologna arriva a 260 euro (il triplo del dato 2008), mentre le otto città del Mezzogiorno, che sono Palermo, Messina e Catania oltre a Cagliari, Napoli, Bari, Taranto e Reggio Calabria, spendono mediamente 106 euro per cittadino con un dato in controtendenza rispetto agli anni passati (-30 euro rispetto al 2008). Mancano anche gli strumenti di riferimento. In Sicilia soltanto due Comuni hanno approvato il Piano urbano della mobilità (Catania nel 2008 e Messina nel 2007), un documento volontario per definire i progetti del sistema territorio-trasporti, mentre tutti (ad esclusione di Enna e Siracusa) hanno approvato (non ancora adottato) l’obbligatorio Piano urbano del traffico.
Incidenti stradali e vittime in crescita
In Italia crescono il parco veicolare (+0,7%, quasi 50 milioni di veicoli in totale) e le vittime sulle strade. I due elementi non sono necessariamente collegati, ma restano i dati più rilevanti dell’ultimo report Istat che ha diffuso i numeri provvisori sugli incidenti stradali. Nel 2015, si sono verificati quasi 174 mila incidenti che hanno provocato 3.419 vittime e 246.050 feriti. Il numero di vittime è in crescita, la prima volta che accade dal 2001, con 38 morti in più, mentre gli incidenti hanno avuto una contrazione dell’1,8% e i feriti del 2%. I 14 Comuni più grandi d’Italia (in Sicilia, Palermo, Catania e Messina) detengono il 25% del totale degli incidenti stradali (44.572) e il 12,9% delle vittime (440). Nel complesso hanno registrato 3.802 incidenti (solo strade urbane) – Catania (1.163), Palermo (2.053) e Messina (586) – e 33 morti con il picco nel centro etneo (17), seguito dal capoluogo (14) e quindi dalla città dello stretto (2). I dati risultano tutti in calo, a eccezione del numero di morti in crescita di un’unità a Catania, e comunque in controtendenza rispetto al segno positivo registrato nel resto d’Italia. La variazione totale in termini percentuali sul numero di morti tra il 2015 e il 2010 è stata in calo del 75% a Messina, del 53,8% a Palermo e del 26,1% a Catania, a fronte di una media nazionale che ha avuto una contrazione del 16,3%. A destare preoccupazione è soltanto il dato relativo al tasso di mortalità stradale (morti per 100.000 abitanti) con Catania che supera di circa un punto la media nazionale (5,4 contro 4,5) e si porta al quarto posto tra tutti i centri urbani.
I finanziamenti per la mobilità sostenibile
Per i Comuni siciliani che intendano muoversi lungo la strada virtuosa della mobilità sostenibile si prospettano diverse opportunità di finanziamento. L’ultima è arrivata la settimana scorsa col ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha firmato il decreto per l’assegnazione, attraverso un bando pubblico rivolto agli enti locali, di 35 milioni di euro così come previsto nel Collegato ambientale per il programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile. L’obiettivo è favorire “gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro con modalità di trasporto sostenibili, in linea con gli obiettivi nazionali ed europei di riduzione delle emissioni di gas serra e inquinanti derivanti dal settore dei trasporti”. Adesso toccherà ai Comuni presentare progetti interessanti per innovare la mobilità dei centri urbani. Tra gli interventi finanziabili, riporta il decreto, ci sono i servizi e le infrastrutture di mobilità collettiva e condivisa a basse emissioni, come il car pooling, il car e bike sharing, ma anche “bike to work”, “bicibus”, “piedibus” e infomobilità. Previsti anche progetti per percorsi protetti come le corsi ciclabili e le zone 30. Un must per le città siciliane, considerati i dati rilevati in questi ambiti: soltanto Messina e Ragusa superano la quota media nazionale di mq per abitante di disponibilità di aree pedonali. Le zone 30 sono presenti soltanto a Ragusa e Siracusa, mentre nessuno degli isolani raggiunge la densità media di piste ciclabili (km per 100 kmq), anche se di recente alcune iniziative sono state prese in questa direzione in diverse città. Gli enti potranno presentare i progetti entro tre mesi dalla pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale. Una priorità per quei Comuni che nel 2015 abbiano superato i limiti di legge di particolato o degli ossidi di azoto e nei quali sia adottato il Piano urbano della mobilità.