La vittoria di Macron in Francia – e gli esiti anche di altre recenti elezioni politiche in altri Paesi membri dell’Ue – sembrano oramai contrastare euroscettici e nazional-populismi. Il Consiglio europeo della settimana scorsa (22-23 giugno 2017) è stato quindi un vertice abbastanza importante – oltre che per alcuni orientamenti adottati in materia di Europa digitale, e per il riaffermare l’impegno europeo nei confronti dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici – per passi in avanti nel campo della sicurezza e difesa europea, e anche per la questione migratoria, la politica industriale europea e l’atteggiamento che l’Ue deve tenere sul commercio internazionale e la protezione degli investimenti (v. reciprocità di appalti tra paesi dell’Ue e paesi terzi; necessità che la Commissione faccia proposte su come analizzare offerte di investimenti di paesi terzi in settori strategici legati alla sicurezza, questioni militari e questioni sensibili, base dati ecc.) . Ma procediamo con ordine…
Migrazione – Circa il tema migratorio le Conclusioni del vertice ribadiscono alcuni concetti fondamentali quali l’opportunità di intensificare il coordinamento e l’attuazione di tutti gli elementi della Dichiarazione di Malta nel quadro del partenariato e piano di azione di la Valletta, sostenuti da sufficienti risorse finanziarie; maggiore impegno degli Stati membri nella finestra dell’Africa, maggiore cooperazione con i Paesi di origine e di transito per contenere la pressione migratoria alle frontiere terrestri della Libia e di altri paesi limitrofi, sostegno alla guardia costiera libica e le sue attività; la necessità di progressi nella politica di rimpatrio e di accordi di riammissione con paesi terzi (v. anche rimpatri dalla Libia verso altri paesi africani); l’opportunità di una riforma del Sistema europeo comune di asilo (nell’attività di ricerca e salvataggio non può essere solo il Paese di primo arrivo a farsi carico dell’accoglienza) e di una maggiore cooperazione con i paesi terzi per prevenire nuove crisi. I Presidenti J.C. Juncker e P. Gentiloni hanno riaffermato la loro “determinazione congiunta per attuare l’agenda europea sulla migrazione”. Oltre ad “assicurare finanziamenti sufficienti per affrontare i flussi migratori dalla Libia” – sottolinea un portavoce della Commissione – hanno concordato sulla “necessità per l’Ue e gli Stati membri di accelerare la realizzazione delle azioni concordate nella Dichiarazione di Malta”. Ora c’è da augurarsi che il tutto si traduca in un rifinanziamento dei fondi per l’Africa, di cui la Commissione si farà promotrice.
Passi in avanti su sicurezza e difesa – Nell’attuale difficile contesto geopolitico, il vertice ha ribadito il proprio “impegno a rafforzare la cooperazione dell’Ue in materia di sicurezza esterna e difesa al fine di tutelare l’Unione e i suoi cittadini e contribuire alla pace e alla stabilità nei Paesi vicini e oltre” e il proprio impegno a “individuare progetti adeguati in materia di capacità” ( proseguendo i lavori sulle opzioni di acquisizione congiunta ) per il Fondo europeo per la difesa, e per il Programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa (coinvolgendo anche piccole e medie imprese e imprese intermedie).
Tutti i capi di Stato sono quindi d’accordo con la proposta della Commissione di creare un Fondo europeo per la difesa. “Spendiamo metà del bilancio degli Stati Uniti ma la nostra efficienza è il 15% – ha sottolineano J.C. Juncker – Bisogna migliorare la situazione ed è quello che abbiamo deciso di fare oggi. Quello che avevamo lanciato diventa una realtà”. C’è quindi il semaforo verde al Fondo per la difesa Ue inizialmente da 90 milioni di euro per la ricerca congiunta tra governi in campo militare fino al 2019 per poi passare a 500 milioni l’anno a partire dal 2020. Per lo sviluppo e acquisto di armi sono invece previsti 500 milioni Ue per il biennio 2019-2020 e un miliardo l’anno a partire dal 2021. Coinvolgendo l’industria privata gli investimenti nella difesa comune dovrebbero arrivare a 5 miliardi l’anno dal 2020.
Inoltre, di fatto, viene avviata una Cooperazione strutturata permanente (Pesco ) – v. art. 42 par 5 e art. 46 del Tue – in campo militare grazie alla quale i partner Ue, o alcuni di loro, possono unire le forze in caso di necessità (sia per progetti economici che per missioni sul campo). Le cosiddette Cooperazioni permanente strutturate ha precisato il Presidente del Consiglio europeo Tusk – “hanno l’ambizione di essere inclusive” per cui tutti gli Stati membri sono invitati a partecipare. Entro tre mesi, gli Stati dovranno presentare le liste degli impegni per i progetti relativi alle capacità militari, e per la cooperazione sul terreno. I primi mirano a colmare le carenze esistenti e sviluppare le tecnologie del futuro.
Ci saranno i battle groups europei – battaglioni misti con la divisa verde e lo stemma blu dell’Unione – per la reazione rapida e il dispiegamento di truppe in teatri di crisi esterni all’Unione; e una serie di progetti misti (Italia e Germania, ad esempio, hanno già proposto un centro per il coordinamento medico unico per l’assistenza nelle zone di guerra e l’addestramento congiunto degli ufficiali europei).
L’attività PESCO – precisano le Conclusioni d vertice – deve essere coerente con la pianificazione della difesa nazionale degli Stati membri e i relativi impegni concordati nell’ambito della Nato e dell’Onu dagli Stati membri interessati. Si dovrebbero inoltre individuare iniziative e progetti collaborativi concreti a sostegno degli obiettivi, degli impegni e dei criteri della PESCO”. Queste decisioni sono anche una risposta ai dubbi di Donald Trump sulla Nato. Dimostrano che l’Unione è in grado di avere una propria autonomia militare anche se il progetto ha una prospettiva di rafforzamento delle capacità europee all’interno dell’Alleanza atlantica. Il che significa che non vuole esserle concorrenziale. “Le relazioni transatlantiche e la cooperazione Ue-Nato -precisano le Conclusioni del vertice – restano elementi essenziali per la nostra sicurezza generale, che ci consentono di rispondere all’evoluzione delle minacce per la sicurezza, comprese le minacce ibride e informatiche e il terrorismo”.
Lotta al terrorismo – Il terrorismo resta una minaccia importante. I leader dei 28 hanno raggiunto un accordo per approfondire gli sforzi contro i “foreign fighter” e per cooperare più strettamente con le industrie online. I leader si impegnano a varare una serie di politiche, e a prendere misure legali contro i combattenti di ritorno e contro la radicalizzazione dei giovani che vivono in Europa. “Vogliamo concludere quest’anno i lavori sul nuovo sistema di condivisione delle informazioni alle frontiere” – ha spiegato Tusk – “siamo determinati a proteggere i nostri cittadini”.
Ai media, e all’industria Internet, è chiesto di fare tutto il possibile per sviluppare strumenti per individuare e rimuovere automaticamente i contenuti legati al jihadismo. L’idea è chiedere a Internet di sviluppare la tecnologia e gli strumenti necessari – a rimuovere automaticamente i contenuti che inneggiano al terrorismo – e per contrastare i sistemi di comunicazione dei terroristi, (come le chat che operano sul deep Web) pur nel rispetto della privacy dei cittadini europei.
Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici – Di recente, il Presidente Trump ha confermato l’uscita degli USA da questo Accordo. Al contrario il Consiglio europeo del 22-23 giugno 2017 ha ribadito – con fermezza – “l’impegno dell’Ue e dei suoi Stati membri a contribuire alla realizzazione degli obiettivi in materia di finanziamenti per il clima e a mantenere un ruolo guida nella lotta contro i cambiamenti climatici. L’Accordo rimane un pilastro fondamentale per le iniziative a livello mondiale tese ad affrontare in modo efficace i cambiamenti climatici e non può essere rinegoziato. L’Accordo costituisce un elemento chiave per la modernizzazione dell’industria e dell’economia europee. Costituisce inoltre un elemento essenziale per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
Occupazione crescita competitività – La ripresa in atto è uno sviluppo positivo da consolidare. Il Vertice si è soffermato sulle modalità per sfruttare al meglio il potenziale di crescita del mercato interno, del commercio e dell’industria.
MERCATO UNICO – “Sono necessari ulteriori sforzi – sottolineano le Conclusioni del vertice – anche in materia di servizi, il mercato unico digitale, l’Unione dei mercati dei capitali e l’Unione dell’energia, incluse le interconnessioni”. E servono azioni concrete per garantire una base industriale solida e competitiva del mercato unico.
COMMERCIO – L’UE ribadisce la sua difesa di un sistema commerciale multilaterale aperto e disciplinato da regole, in cui l’OMC abbia un ruolo centrale. A differenza di Donald Trump, l’Ue – sottolineano le Conclusioni del vertice – “promuoverà attivamente un ambizioso programma di libero scambio sulla scena mondiale. A tal fine, si adopererà per sostenere una reale parità di condizioni pur continuando a essere vigile in merito al rispetto e alla promozione delle norme fondamentali, comprese le norme sociali e ambientali, nonché in materia di sanità e tutela dei consumatori, centrali per lo stile di vita europeo”. Considerando che il commercio e gli investimenti possono essere liberi solo se equi e mutuamente vantaggiosi, i leader europei hanno tra l’altro invitato “i colegislatori a concordare rapidamente strumenti di difesa commerciale moderni e compatibili con l’OMC, che rafforzino la capacità dell’Ue di combattere efficacemente le pratiche sleali e discriminatorie nonché le distorsioni del mercato”.
Europa digitale – L’Ue auspica un approccio globale al digitale, per far fronte a sfide ed opportunità della quarta rivoluzione industriale. E “al contempo – auspica – l’adozione di una prospettiva più ampia per mercati, infrastrutture, connettività, aspetti sociali e culturali, compreso il divario digitale, norme e standard, dati e contenuti, investimenti, cibersicurezza e e-government, nonché ricerca e sviluppo”. La strategia per la cibersicurezza sarà riesaminata a fine settembre in vista di azioni mirate entro la fine dell’anno.
Brexit e post- Brexit – Si è affrontato il destino delle due Agenzie che abbandoneranno Londra: l’Italia è candidata a ospitare – a Milano- l’Agenzia del farmaco. Gli oltre 3 milioni di cittadini originari dei Paesi membri dell’Unione che vivono nel Regno Unito potranno restarvi godendo dei loro diritti anche dopo la Brexit. E’ l’impegno assunto da Theresa May. La premier ha però respinto la richiesta di Bruxelles che vorrebbe competente per i diritti di quei cittadini la Corte di Giustizia europea. Tutti i cittadini europei residenti da almeno cinque anni (ad una data che sarà specificata in seguito e non anteriore ai negoziati Brexit) verrà data la residenza con pieni diritti. Avranno sanità, istruzione, benefit e pensioni come se fossero inglesi. Anche a chi è arrivato nel Regno Unito prima della “data limite” (non ancora specificata), ma privo dei cinque anni da residente, verrà data la possibilità di restare fino al raggiungimento dei cinque anni per chiedere poi il permesso di soggiorno. Ma – ha avvertito May – la reciprocità è vitale. La sua proposta sarà valida solo se gli stessi diritti saranno riconosciuti ai britannici residenti nell’Ue.