Le norme che consentono differenze di remunerazione tra lavoratori locali e lavoratori distaccati da un altro paese dell’Unione europea sono fonte di dumping salariale: non a caso, i Sindacati europei chiedono una revisione ambiziosa della Direttiva Ue sui lavoratori distaccati, che una serie di sentenze della Corte di giustizia europea, sfavorevoli per i lavoratori, ha indebolito, rafforzando, in tutta Europa, il dumping salariale. La revisione della direttiva sui lavoratori distaccati è importante per la lotta contro il dumping salariale. Su questa riforma si sta molto impegnando anche il presidente francese Macron, che porta avanti “il progetto di un’Europa che protegge” (dalla deregulation della mondializzazione) e non di un’Europa supermercato”; e per cui “l’Europa che protegge è un’Europa capace di risolvere il problema dei lavoratori distaccati”. L’idea di Macron è questa: ” Ridurre il tempo di lavoro di un lavoratore distaccato in un altro paese, limitandolo a 1 anno, rafforzare i controlli esistenti anche sul piano bilaterale e rispettare un principio semplice: a lavoro uguale, remunerazione uguale, qualunque sia la nazionalità del lavoratore”. Il presidente francese ha già trovato un alleato nell’Austria. Repubblica ceca e Slovacchia – entrambi nella squadra di 11 paesi Ue che si oppongono alla proposta di revisione della direttiva già presentata dalla Commissione europea (proposta più prudente della riforma auspicata da Macron) – hanno dato dei segnali di apertura e di dialogo possibile, prendendo le distanze da Polonia e Ungheria (paesi che non rientrano nel tour all’Est del presidente Macron).
Circa i sindacati europei, “tutti – sottolinea Luca Visentini Segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (CES) – – sostengono con forza questa revisione, ivi incluso nei paesi in cui i governi vi si sono opposti. Trovo scioccante che alcuni governi vogliano esportare i loro cittadini come lavoro a basso prezzo. Bisogna porre fine a questa ingiustizia nei loro confronti. Le economie a bassi salari devono sostenere aumenti salariali e ridurre lo scarto salariale invece di approfittare dello sfruttamento di loro cittadini”. Per la Ces, la cosa più importante è garantire, ai lavoratori distaccati, pari salario per lavoro dello stesso valore sullo stesso luogo di lavoro, e il loro pieno diritto a tutte le disposizioni degli Accordi collettivi. Considerando che la maggior parte dei distacchi dura meno di 6 mesi – e che il numero di lavoratori che potrebbero beneficiare del limite di distacco di 12 mesi (invece dei 24 mesi) è limitato – la Ces sottolinea che è inutile insistere su un limite di distacco dei 12 mesi se questo impedisce un accordo sulla revisione . Considera invece indispensabile che la revisione sia adottata sulla doppia base giuridica del mercato unico e della politica sociale, in quanto questo obbligherà i giudici a tener conto dei diritti dei lavoratori e anche della regolamentazione del mercato interno quando dovranno decidere su casi attinenti il lavoro distaccato. Inoltre “bisogna – sottolinea ancora Luca Visentini – agire per impedire la creazione di società ‘ boîte aux lettres’ destinate a sfruttare i lavoratori. Bisogna rafforzare i Servizi di ispezione del lavoro per un’applicazione corretta del diritto del lavoro. E bisogna contrastare problemi quali falsi lavori indipendenti e il ricorso abusivo a lavoratori interinale. “