Finora, sulle coste italiane, sono arrivati 85 000 migranti. A questo ritmo, entro fine anno, diventeranno 250 000. Mentre il Ministro Marco Minniti era a Tallin, il Ministro degli esteri, Angelino Alfano, ha inaugurato la prima edizione di una Conferenza con i Paesi di provenienza e di transito delle migrazioni (dalla Libia al Sudan al Niger) cui hanno partecipato anche ministri Ue. E il 24 luglio ci sarà una riunione euro-africana a Tunisi. Intanto a Tallin – alla riunione informale dei Ministri dell’Interno dell’Ue (6 luglio 2017) – determinato e deciso, il Ministro Minniti ha precisato: “non lasciate sola l’Italia perché sarebbe obbligata ad agire da sola. Non ci costringete ad atti unilaterali”.
Rinvio della questione della regionalizzare dei salvataggi … – A Tallin – consapevoli che l’Italia è davvero prossima al punto di rottura, e che la crisi dei migranti non può essere fermata solo nelle acque del Mediterraneo – tutti sono stati d’accordo per rinviare alla prossima settimana (11 luglio) , in sede Frontex, la questione bollente di quali porti utilizzare per accogliere i migranti salvati dalle navi Triton, in altri termini, il mandato della missione comunitaria Triton. A oggi, sulla regionalizzazione della ricerca e salvataggio (cioè la ripartizione degli arrivi nei porti europei) c’è totale chiusura. La stessa Germania (in cui le elezioni politiche del prossimo settembre invitano alla prudenza sui temi dell’immigrazione) – tra l’altro impegnata nel rilancio dell’asse franco tedesco – non la sostiene. Molti paesi temono che questa regionalizzazione rischia di tradursi in un fattore d’attrazione da evitare. Inoltre, rivedere la regola dei porti significa, indirettamente, ritoccare il diritto d’asilo. Da mesi si discute di una riforma del principio di Dublino che prevede come il Paese responsabile dell’asilo sia quello di primo sbarco.
Quando si passò dall’operazione solo italiana Mare Nostrum a quelle tutte europee Sophia e Triton, queste avrebbero dovuto essere accompagnate dalla ricollocazione interna, che però non è avvenuta. “L’Italia fa bene a battersi su questo punto – ha dichiarato Federica Mogherini- sapendo di potere contare sul pieno sostegno della Commissione europea”. L’Italia chiede di creare nuove zone Sar (Search and Rescue) nel Mediterraneo e affidarle alla diretta responsabilità di altri Stati: così (ad esempio) se un salvataggio avviene nel quadrante della Francia, i migranti potrebbero essere portati in un porto francese, allentando la pressione su quelli italiani. Ma non è esclusa l’ipotesi di una nostra uscita unilaterale da Triton. Posizione unanime su tre punti fondamentali – Intanto – sostenendo il Piano di azione presentato dalla Commissione europea (pur in assenza della volontà di correggere la gestione dell’emergenza in senso più federale) – a Tallin c’è stata una posizione quasi unanime su tre punti nodali:
· Libia – Una volta caduta nell’indifferenza degli altri Stati la proposta di accogliere in porti non italiani almeno una parte dei migranti, l’Italia ha puntato sul fronte libico. Ora gli Stati membri sono pronti ad aumentare l’impegno per la Libia – e altri paesi terzi – in modo da fermare all’origine il flusso dei disperati in fuga per ragioni politiche ed economiche. Alla vigilia del vertice di Tallin, sulla Libia – accordi per aiuti alla Guardia costiera libica, un Centro di coordinamento soccorsi a Tripoli e rafforzamento dei controversissimi Centri di accoglienza a Tripoli (sia pure affidati alla supervisione delle agenzie internazionali Oim e Unhcr) – non c’era unanimità. Ad esempio, per i Centri di accoglienza, i tedeschi preferivano localizzarli in Tunisia e Egitto. Ora c’è un documento che indica una rotta e anche il rifinanziamento del Trust Fund Africa.
· Codice di condotta per le navi umanitarie delle ong (organizzazioni non governative) che – nel Mediterraneo centrale – oggi salvano quattro migranti su 10. C’è il sospetto che alcune delle ong siano in combutta con le mafie locali che organizzano l’immigrazione clandestina. Ma c’è anche chi – come Laura Boldrini – in attesa di prove di questa collusione sottolinea che “pensare di arginare i flussi di migranti rendendo più problematici i soccorsi non è solo cinico ed eticamente inaccettabile, ma è anche una misura che non funziona”. Al di là di Codici di condotta serve ancora anche un grande Piano di sviluppo, una sorta di Piano Marshall per l’Africa.
· Rimpatri europei – con annessa una nuova Politica comune sui visti volta ad incentivare la collaborazione dei Paesi d’origine – per ridurre il numero dei clandestini (cioè di chi non ha diritto a restare).
“L’Italia – ha commentato Federica Mogherini – a Tallin ha portato avanti i propri temi, ma sull’accoglienza manca solidarietà”. Tuttavia – precisa ancora Il Ministro affarii esteri dell’Unione europea – non va sottovalutato il cambio di paradigma imposto dall’Italia all’Europa sull’esplosiva crisi migratoria (Libia, Codice di condotta per le ong, rafforzamento dei rimpatri volontari, impegno con Niger e Mali a irrobustire il controllo delle frontiere, il Fondo Africa dedicato alle migrazioni, ecc…). Il senso di marcia è quello giusto. L’unica soluzione vera è in Africa.