La Commissione Ue sogna di far nascere un’ ‘economia dei dati’, e inizia a mettere mano alla complessa questione dei miliardi di informazioni di ogni tipo che oggi si perdono nella rete, o sfruttate a fini commerciali da privati, invece di essere canalizzate e sfruttate per far funzionare meglio le nostre società. Gli esempi sono molteplici: se i dati sanitari fossero condivisi tra tutti i Paesi Ue, i pazienti potrebbero richiedere le medicine di cui hanno bisogno in qualsiasi Stato, avendo ovunque accesso alla prescrizione elettronica, se i dati generati dalle auto venissero utilizzati per farli dialogare con le infrastrutture stradali, avremmo strade più sicure. E così via, visto che i dati possono essere usati per migliorare qualunque aspetto della vita, dalle analisi economiche alle previsioni del tempo.
La Commissione europea ha proposto soluzioni politiche e giuridiche per realizzare un’economia dei dati a livello di UE, nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale presentata nel maggio 2015.
La Commissione affronta la questione perché l’UE non sta sfruttando in modo ottimale il suo potenziale in termini di dati. Per ovviare a questo è necessario rimuovere le restrizioni ingiustificate alla libera circolazione transfrontaliera dei dati eliminando inoltre diverse incertezze giuridiche. La comunicazione presentata oggi propone soluzioni politiche e giuridiche per realizzare l’economia europea dei dati. La Commissione ha inoltre avviato due consultazioni pubbliche e un dibattito con gli Stati membri e le parti interessate per definire le prossime fasi.
Bruxelles spiega che l’economia dei dati valeva 272 miliardi di euro nel 2015, ed è in continua crescita. “I dati sono il carburante della nuova economia, serve un quadro chiaro perché pmi e start up possano sfruttare il potenziale dell’Internet delle cose”, ha detto la commissaria al mercato interno, Elizbieta Bienkowska. E il vicepresidente al mercato unico digitale, Andrus Ansip, spiega che oggi ci sono troppi ostacoli al flusso dei dati, che quindi restano entro i confini nazionali. Bruxelles ha quindi aperto ufficialmente la riflessione, chiedendo il parere di Stati membri e ‘stakeholder’, per capire quali e quante restrizioni sono giustificate e quali invece possono essere rimosse grazie ad una normativa che Ansip vorrebbe entro l’anno.
Nella comunicazione la Commissione propone inoltre agli Stati membri interessati di partecipare a progetti transfrontalieri che analizzino le questioni emergenti relative ai dati in condizioni reali. In alcuni Stati membri sono in corso progetti sulla mobilità cooperativa, connessa e automatizzata, che consente ai veicoli di collegarsi sia con altri veicoli che con le infrastrutture stradali. Partendo da questi progetti, la Commissione intende verificare le implicazioni normative dell’accesso ai dati e della responsabilità in questo campo.
Gli studi evidenziano inoltre numerose restrizioni di carattere giuridico o amministrativo, principalmente sotto forma di obblighi di localizzazione nazionale dei dati a livello nazionale che vincolano l’intero mercato UE dei dati. L’abolizione di queste restrizioni potrebbe generare 8 miliardi di EUR all’anno in termini di PIL (studio).
Tutte queste iniziative si basano su solide norme volte a tutelare i dati personali (il regolamento generale sulla protezione dei dati adottato l’anno scorso) e a garantire la riservatezza delle comunicazioni elettroniche (si veda la proposta odierna sulla ePrivacy), perché la fiducia è la base su cui deve poggiare l’economia dei dati.
Il regolamento generale sulla protezione dei dati disciplina integralmente il trattamento dei dati personali nell’UE, compresi i dati industriali o quelli generati automaticamente che identificano o rendono identificabili le persone fisiche. Stabilendo standard elevati e uniformi in materia di protezione dei dati, il regolamento assicura la libera circolazione dei dati personali nell’UE. Le sue disposizioni, tuttavia, non si applicano né ai dati non personali industriali o generati automaticamente né agli ostacoli alla circolazione dei dati personali derivanti da motivi diversi dalla protezione di questi dati, ad esempio in materia di fiscalità o di norme contabili.