La cifra è stata erogata dal Fondo di prevenzione dell’usura (istituito dalla legge 108 del 1996, presso il Dipartimento del Tesoro) a 112 Confidi (ovvero consorzi di imprese) e 36 tra Associazioni e Fondazioni del Terzo settore che potranno cosi fornire garanzie per prestiti a imprese e famiglie in difficoltà economica e a rischio di diventare preda degli usurai.
La garanzia statale servirà a favorire l’accensione di prestiti del circuito bancario, prevenendo così l’esclusione finanziaria di soggetti deboli che altrimenti potrebbero rivolgersi ai canali illegali del credito. In base ai meccanismo stabiliti dalla legge antiusura, ai Confidi è stato assegnato il 70% delle risorse (pari a 18.904.157,30 euro), mentre ad Associazioni e Fondazioni è andato il 30% (8.101.781,70 euro).
I contributi sono stati ripartiti sulla base di una combinazione di indicatori che tengono conto sia dell’indice del rischio usura presente nell’ambito territoriale dove opera l’ente assegnatario, che dell’efficienza nella capacità di utilizzo dei fondi riscontrata in passato. Inoltre, considerate le difficoltà economiche in cui versano le popolazioni delle regioni colpite dai terremoti del 2016 e del 2017, quest’anno, si è stabilito di riconoscere un contributo aggiuntivo agli enti che operano in queste zone del Paese.
L’ammontare del fondo di prevenzione dell’usura varia di anno in anno, in quanto si alimenta in prevalenza con le sanzioni amministrative antiriciclaggio e valutarie. Dal 1998 ad oggi tramite il fondo, il Dipartimento del Tesoro del Mef ha erogato in totale circa 600 milioni di euro finalizzati alla concessione di garanzie per 81.000 finanziamenti equivalenti ad un importo complessivo di oltre 1,9 miliardi di euro.
Stanziamenti necessari poiché purtroppo l’usura è un fenomeno in continua evoluzione e talmente eterogeneo che sarebbe più corretto parlare di usure, una multiforme rappresentazione di questo preoccupante fenomeno. Accanto alla figura dell’usuraio classico stanno infatti fiorendo nuove forme spesso occulte di crimini. Si assiste così ad una crescita strutturata del fenomeno, al proliferare di gruppi organizzati fino a giungere all’usura praticata dalle mafie, in costante espansione. L’ interesse delle mafie riguarda prevalentemente le imprese, poiché si spinge oltre la formula del debito e punta alla garanzia, all’accesso a compagini societarie di imprese sane e insospettabili. Gli usurai di mafia intervengono a ”sostegno” di imprenditori o commercianti che necessitano di somme di denaro per continuare a mantenere in piedi l’azienda o per evitare di perdere delle commesse per continuare a pagare fornitori ecc.
Secondo uno studio di Unioncamere, sono almeno 60 i clan censiti negli ultimi anni dalle inchieste giudiziarie di diverse procure antimafia del nostro Paese che riguardano i reati associativi con metodo mafioso finalizzati all’usura. Il giro d’affari che i clan riescono a generare è difficilmente calcolabile. I tassi d’interesse annui applicati alle vittime variano da regione a regione, passando dal 120% della provincia di Modena a circa il 1.500% di Roma.
Il flusso di denaro che ne deriva è solo la punta dell’iceberg, dato che è possibile effettuare calcoli in base alle denunce e alle successive inchieste giudiziarie che però danno del fenomeno un quadro assai ridotto.