In poco più di 48 ore, in Italia, sono arrivate oltre 12mila persone: i numeri mettono a dura prova il nostro sistema di accoglienza! Le operazioni di ricerca e salvataggio in mare sono regolate dalla Convenzione di Amburgo (sottoscritta dai singoli stati e non dall’Ue) secondo cui bisogna condurre le persone salvate verso un porto vicino e sicuro, dunque non in Libia o altrove nel Nord Africa. In teoria dovrebbero andare tutte a Malta: cosa impedita anche dalle sue dimensioni. Di conseguenza, le navi di salvataggio delle Organizzazione non governative-Ong (Medici senza frontiere, Save the Children ecc.) fanno rotta verso i porti italiani, anche se, in realtà, nel diritto internazionale nulla impedirebbe che almeno alcune andassero verso la Corsica o le Baleari. Inoltre – visto che queste navi di salvataggio per lo più battono bandiera francese o spagnola (oltre che tedesca) – formalmente i migranti da esse raccolti in mare sono già accolti sul territorio di questi Paesi, prima di essere scaricati in Sicilia, Sardegna , Calabria e Campania.
Ragion per cui – più che un problema legale – l’Italia sta oggi ponendo un problema politico. Se entro mercoledi 5 luglio 2017, data del prossimo Consiglio dei ministri degli interni Ue a Tallinn (Estonia) – “non arriveranno risposte dell’Unione europea sulla gestione dell’emergenza migranti” – l’Italia è pronta a far scattare il primo blocco navale, cioè, per evitare lo sbarco di altri migranti è pronta a bloccare l’ ”accesso ai porti italiani alle navi di ong che battono bandiera di paesi stranieri” .
L’allarme italiano è stato lanciato, in particolare, al pre-vertice berlinese del G20 (29 giugno 2017) in cui il presidente Gentiloni ha sottolineato con energia che il nodo degli sbarchi è un problema internazionale, e non può essere lasciato in carico “a un Paese solo”. Le ong – ha spiegato – vanno a prendere i migranti in acque libiche, e li portano automaticamente in Italia. Nel pieno rispetto del loro lavoro, è un altro onere che Roma non è più disposta a caricarsi da sola.
L’Italia chiede rispetto dell’Accordo di ricollocamento – Tra l’altro, il governo italiano chiede il rispetto dell’accordo sul ricollocamento, cioè la redistribuzione dei migranti. L’intesa siglata nel settembre 2015 prevedeva il ricollocamento – nel giro di 2 anni – di 40mila richiedenti asilo giunto in Italia e in Grecia. Ma dall’Italia ne sono partiti soltanto 7.281 (mancano all’appello altri 13 mila). Tra i paesi europei che hanno offerto collaborazione, la Germania è il paese che ne ha accolto di più (2 946). Tra i paesi meno collaborativi figurano il Belgio (150), il Lussemburgo (11), la Spagna (144), e la Francia (330).
L’Italia chiede più risorse per la Libia, Accordi con i Paesi di origine, e il rafforzamento della cooperazione regionale nella ricerca e salvataggio in mare – L’Italia ha accettato di concedere al governo di Tripoli imbarcazioni, apparecchiature ed equipaggiamenti – per il controllo del territorio e la lotta alle organizzazioni criminali che gestiscono le partenze – e anche addestramento della guardia costiera locale che dovrà cooperare con le forze navali italiani per impedire l’attività degli scafisti. Ma i fondi – dalla Commissione europea promessi – non sono ancora disponibili.
Secondo il governo italiano questo indica “la volontà di isolare l’Italia anche in questa delicata trattativa che invece dovrebbe coinvolgere l’intera Europa” ampliandosi “con un coinvolgimento nei negoziati già avviati per stipulare accordi con i Paesi di origine in modo da effettuare i rimpatri dei migranti economici che nessuno vuole accettare”. Uno degli obiettivi italiani è quello di irrobustire un fondo europeo da 2,6 miliardi per il controllo dei migranti in Libia. Attualmente molte risorse vengono da Bruxelles, mentre l’Italia versa 82 milioni e Parigi o Madrid appena 3 per ciascuna. Ora… la parola passa innanzitutto a Francia e Spagna.
Intanto Angela Merkel si è espressa a favore di più aiuti all’Africa per frenare in futuro i flussi dei migranti. A oggi, il Presidente francese Emmanuel Macron distingue profughi e migranti economici -“la Francia deve fare la sua parte sull’asilo. Ma l’80% dei migranti che arrivano in Italia sono economici, non dobbiamo confondere”- ed ha proposto di “istituire degli hot spot in Libia per smaltirli già lì, quando la situazione a Tripoli si sarà finalmente stabilizzata”.