Nel 2016 la dispersione scolastica si è attestata al 13,8% contro il 20,8% di dieci anni fa. Nonostante il fenomeno sia diminuito, restano tuttavia forti gli squilibri territoriali, con Sicilia, Campania, Sardegna decisamente sopra la media nazionale. A questo riguardo la cabina di regia del Miur, istituita nel maggio del 2017, ha lavorato in questi mesi partendo dal quadro dei dati disponibili, nazionali ed europei, dalla documentazione già prodotta in sedi istituzionali quali il Consiglio dell’Unione europea, l’Onu, il Parlamento italiano, dall’analisi delle buone pratiche mettendo a punto un documento che offre, oltre a una panoramica completa sul fenomeno, una serie di raccomandazioni sulle azioni da mettere in campo nel prossimo quinquennio per continuare a contrastare con forza la dispersione e le povertà educative, passando attraverso un vero e proprio piano nazionale di contrasto.
“Grazie al lavoro attento svolto in questi mesi – ha detto il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli – offriamo oggi al Paese una fotografia chiara del fenomeno ed un programma per intervenire in maniera efficace e sistemica nella direzione del contrasto del fallimento formativo che, voglio dirlo chiaramente, non è semplicemente uno dei problemi della scuola italiana. È il problema della scuola, del Paese intero. Combattere la povertà educativa deve essere la priorità nazionale, perché questa è la base per combattere le altre povertà: da qui partono le disuguaglianze, così come le opportunità. L’abbandono e la dispersione hanno conseguenze negative non solo sulle vite dei singoli, arrecano danno complessivo alla società, comportano una perdita economica per l’intero Paese in termini di Pil, minano la coesione territoriale e sociale. Si tratta di fenomeni che vanno contrastati con forza, perché dove la dispersione è alta vuol dire che non sono garantite a sufficienza pari opportunità alle ragazze e ai ragazzi. E questo va contro uno dei più importanti principi costituzionali, quello che ritroviamo all’interno dell’articolo 3 della nostra Costituzione, che ci ricorda che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Il documento presentato la scorsa settimana propone “soluzioni di lungo termine alla questione. Risposte orientate al bene delle nuove generazioni. Soluzioni condivisibili, al di là di appartenenze politiche e scadenze elettorali – ha sottolineato Fedeli -. Agire sulla dispersione scolastica, sull’insuccesso formativo e sulla povertà educativa è un’azione che richiede un intervento strutturato da parte di tutti gli attori in campo: Ministero, enti territoriali, realtà associative. La scuola ha un ruolo centrale, ma la scuola è società e l’impegno su questi temi è quindi responsabilità di tutte e di tutti. È molto importante agire ‘in verticale’, non solo nel periodo scolastico e non solo all’interno della scuola, investire anche sull’acquisizione di competenze lungo tutto l’arco della vita e aiutare le ragazze e i ragazzi, soprattutto chi è in condizione di svantaggio, ad affrontare al meglio la transizione dalla scuola agli studi successivi o nel mondo del lavoro”.
Riguardo al fenomeno della dispersione scolastica (mancati ingressi, evasione dall’obbligo, abbandoni, bocciature, frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età stabilita, assolvimento formale dell’obbligo, qualità scadente degli esiti) confluiscono situazioni di disagio sociale legate al più ampio contesto culturale, economico e familiare, oltre che a dinamiche di tipo soggettivo.
Le situazioni di insuccesso scolastico s’intrecciano talvolta a condizioni di rischio e di emarginazione. Per leggere ed affrontare in modo adeguato un problema così complesso è necessaria un’analisi delle principali variabili, di cui è stata verificata la connessione con il fenomeno, al fine di individuare quali sono le cause che in un contesto scolastico e territoriale definito concorrono realmente a favorirne lo sviluppo. Per rispondere efficacemente al problema emerge quindi il bisogno di mettere in atto una strategia condivisa di azioni dentro la scuola, tra le scuole e sul territorio che in maniera coesa possa contrapporsi alla frantumazione delle azioni e alla dispersione di capacità, attraverso la realizzazione di un sistema formativo in grado di intervenire con azioni corali adeguate ai contesti, alle domande e alle caratteristiche delle famiglie e dei soggetti coinvolti.