Panama, lo Stato dell’America centrale situato nella parte più stretta della regione istmica. Quella della più grande fuga di notizie di sempre si dirà. Sì perché è ormai di dominio pubblico lo scandalo di oltre 11 milioni di documenti segreti, che dopo un anno di analisi e indagini rivelano il flusso di una spropositata massa di denaro dirottata da studi internazionali e banche verso “paradisi fiscali” per conto di leader politici, sportivi, funzionari di intelligence, pregiudicati. Pagine e pagine (un’inchiesta che va dal 1977 al 2015), che passeranno alla storia come Panama Papers. A oggi, senza dubbio, la più grande fuga di notizie della storia finanziaria, persino più ampia e subdola di quelle di Edward Snowden (2013) e di Wikileaks sei anni fa. Tra le persone oggi coinvolte nell’affaire vi sarebbero persone assai vicine al presidente russo Vladimir Putin, familiari del leader cinese Xi Jinping, del presdente ucraino Poroshenko, del re saudita, del re del Marocco, del premier islandese come pure quello del Pakistan, tanto da poter dire che la latitudine non fa la differenza.
Tra i nomi italiani, secondo il settimanale l’Espresso, che ha in esclusiva per l’Italia la possibilità di consultazione delle carte dello scandalo, vi sarebbero i nomi di “Luca di Montezemolo, l’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello Dell’Utri, il pilota Jarno Trulli, oltre a Ubi e Unicredit”.
I Panama Papers provengono da uno studio legale fino ad oggi poco noto, Mossack Fonseca & Co che però ha uffici in tutti i continenti. I documenti sono giunti al Giornale tedesco Suddutsche Zeitung e da questo condivisi per un pool di 300 reporter investigativi di diverse testate di tutto il mondo aderenti all’International Consortium of investigative journalists, tra cui il Guardian, Bbc e l’Espresso. Coinvolti nello scandalo sembrerebbero esserci anche i nomi di Platini di Messi. Frodi fiscali gravi, reiterate e pervasive che richiedono risposte immediate.