La Commissione europea ha proposto la riduzione della dotazione per la coesione del 7% in termini reali rispetto al periodo 2014-2020 e, nota il rapporto scritto per il Parlamento europeo da Robin Huguenot-Noel, Alison Hunter e Fabian Zuleg dell’European Policy Center, ‘se gli Stati membri resistessero a un aumento del loro contributo complessivo, i tagli alla spesa per la coesione potrebbero essere più sostanziali’.
La questione è molto controversa tanto più ‘in un contesto di continua pressione per il consolidamento di bilancio’ e di ‘crescente domanda da parte dei partiti nazionalisti per ridurre l’ammontare di fondi dedicati all’azione europea’. Inoltre, i contributori netti al bilancio Ue (anche l’Italia lo è) ‘hanno indicato la necessità per la Ue di rafforzare gli sforzi per fronteggiare gli squilibri macroeconomici e di bilancio attraverso riforme strutturali’
Molte parti, all’Europarlamento come al Comitato delle Regioni e anche all’interno di vari Stati (Italia compresa) ritengono che ‘la politica di coesione comporta una forte dimensione solidale e che associarla alle riforme strutturali diluirebbe la sua missione originaria’.
Più investimenti pubblici, dunque, no ai tagli alla politica di coesione, e maggiore coinvolgimento delle città nel processo decisionale europeo. Sono queste le richieste principali contenute nella dichiarazione firmata oggi a Bruxelles dai rappresentanti delle 28 capitali europee, che è stata consegnata alla Commissione europea. Il settimo Dialogo fra le capitali e l’esecutivo Ue è durato oltre cinque ore, “perché è stato un vero dibattito. È così che avanza l’Unione europea. “Il messaggio che esce da questo incontro è che siamo europei e vogliamo progredire in questo senso”, ha commentato il sindaco di Bruxelles, Philippe Close. “La commissaria alle Politiche regionali, Corina Cretu, ha riconosciuto la necessità di coinvolgere maggiormente le città nel processo decisionale europeo”, ha spiegato la sindaca di Amsterdam, Femke Halsema.
Fra i primi cittadini presenti, c’era anche quello di Atene, Georgios Kaminis, che ha attaccato la proposta della Commissione di tagliare la politica di coesione del 10% dopo il 2020. “Si tratta del principale strumento che abbiamo per ridurre le disparità e lottare contro gli euroscettici”, ha detto. Per la città di Roma era presente all’incontro il dirigente Giancarlo Defazio.