Prosegue a macchia di leopardo l’azione revisionista nei confronti di un passato ritenuto disdicevole e, quindi, da cancellare. Nel mirino, monumenti, nomi di vie, insegne, palazzi del ventennio, ecc. A Ravenna, ad esempio, il Consiglio comunale è impegnato in un singolare dibattito su istanza del Sindaco, Michele De Pascale: revocare o meno la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. “Tema già affrontato nel 2014 dallo stesso Consiglio, conclusosi con un respingimento della proposta di revoca per rispettabili e tuttora condivisibili ragioni storiche –ricorda il Primo cittadino – che portavano come motivazione il mantenimento del ricordo come monito. Ma oggi più che mai – aggiunge – con il clima di razzismo, antisemitismo, nostalgia del fascismo che sta dilagando nelle nostre comunità, come chiaramente recenti fatti di cronaca confermano, è necessario mandare messaggi chiari e inequivocabili”.
Altri sostenitori della revoca motivano con queste parole la loro posizione: “La cittadinanza onoraria di Ravenna a Mussolini fu concessa nel 1923 da un Consiglio comunale e da una Giunta interamente fascisti, espressioni di elezioni amministrative alle quali il partito fascista fu l’unica forza politica a presentarsi. Al termine del ventennio fascista, all’indomani della liberazione della città, la cittadinanza onoraria a Mussolini non fu revocata e da allora è rimasta come monito e memoria storica di ciò che il fascismo ha significato e di come anche una città come Ravenna sia stata condizionata da esso. Oggi, però, non possiamo ignorare il mutamento dello scenario politico e sociale che stiamo attraversando. Uno scenario – proseguono il ragionamento – nel quale episodi di xenofobia, razzismo e apologia del fascismo si manifestano con sempre maggiore e preoccupante frequenza e sfrontatezza nei confronti dei valori repubblicani e democratici. Questo contesto, quindi, ci impone una presa di posizione forte per riaffermare i principi di inclusione, uguaglianza, solidarietà e democrazia”.