Le ultime elezioni (in primis quella di Emmanuel Macron in Francia) alimentano la speranza di un nuovo slancio del Progetto europeo. Così, per ripartire da dove si è iniziato a unire (cioè l’economia), il 31 maggio 2017, la Commissione europea ha presentato – con il suo “Documento di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria” – diverse opzioni per completare l’Unione economica e monetaria (UEM-nell’acronimo inglese EMU, Economic and Monetary Union).
Questo documento di riflessione – il terzo della serie di cinque documenti annunciati nel Libro bianco sul futuro dell’Europa (i primi due hanno riguardato la gestione della globalizzazione e la dimensione sociale dell’Europa; e i prossimi riguarderanno il futuro delle finanze e il futuro della difesa dell’Europa) – è un invito a tutti affinché, nel contesto del più ampio dibattito sul futuro dell’Europa, esprimano il proprio parere sul futuro dell’Unione economica e monetaria.
“L’euro – ha sottolineato Pierre Moscovici, Commissario per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane – è già un simbolo di unità e una garanzia di stabilità per gli europei. Dobbiamo farne adesso il mezzo per una prosperità condivisa. Soltanto appianando le divergenze economiche e sociali nella zona euro potremo sconfiggere il pericoloso populismo che alimentano. È giunto il momento di completare il cammino iniziato a Maastricht verso una vera e propria Unione economica e monetaria, con istituzioni forti e responsabilità democratica”. Sono passati 25 anni da quando il Trattato di Maastricht ha aperto la strada alla moneta unica e 15 anni da quando è entrata in circolazione la prima moneta metallica. L’euro è la seconda moneta più utilizzata al mondo, ed è entrato a far parte della vita quotidiana di gran parte degli europei. E andrebbe forse sottolineato anche che – in assenza di controlli – la sua conversione rispetto alla lira italiana, in più settori, ha indotto una triplicazione dei prezzi, se non sempre una vera e propria quadruplicazione. Un esempio per tutti? Basti pensare ai prezzi delle case
La grande crisi (2008-2009) finanziaria e subito dopo economica e sociale – iniziata negli Stati Uniti – ha provocato la peggiore recessione che l’Unione europea abbia vissuto in sessant’anni di storia. Gli Stati membri e le istituzioni dell’UE hanno preso forti decisioni politiche per tutelare l’integrità dell’euro ed evitare il peggio ma – sottolinea la Commissione – per conseguire risultati ancora migliori, per tutti i cittadini, la governance dell’euro ha bisogno di ulteriori riforme. Il completamento dell’Unione economica e monetaria non è fine a se stesso, ma è necessario per fornire posti di lavoro, crescita, equità sociale, convergenza economica e stabilità finanziaria. Responsabilità e solidarietà, riduzione e condivisione dei rischi devono andare di pari passo. L’Unione economica e monetaria dovrebbe restare aperta all’adesione di tutti gli Stati membri dell’UE e il processo decisionale deve essere più trasparente e conforme al principio di responsabilità democratica. Sono questi i principi guida per i lavori futuri. Il documento della Commissione europea si basa sulla Relazione dei cinque Presidenti del giugno 2015. E intende, da un lato, stimolare il dibattito sull’Unione economica e monetaria e, dall’altro, contribuire a formare una visione comune della sua futura configurazione. Il documento illustra, quindi, le misure concrete che potrebbero essere adottate prima delle elezioni del 2019, e definisce una serie di opzioni per gli anni successivi, epoca in cui l’architettura dell’Unione economica e monetaria dovrebbe essere stata completata. Alcune delle opzioni richiederanno la modifica del trattato..
Le ipotesi di lungo periodo contenute nel documento di riflessione includono la creazione di un Ministro del Tesoro della zona euro e di una capacità di bilancio che dovrebbe servire a rispondere a shock asimmetrici. Sempre nel lungo periodo, uno degli scenari prevede che il Fondo salva-Stati Esm (Meccanismo Europeo di Stabilita’) potrebbe trasformarsi in un Fondo Monetario Europeo. Molte, quindi, le idee sul tavolo (dal ministro del Tesoro unico ai bond sovrani dell’Eurozona).
Come al solito, la Commissione europea non indica la sua preferenza.
Il documento si articola in tre blocchi: l’Unione finanziaria, l’Unione economica e di bilancio, e l’architettura dell’Unione economica e monetaria. Traccia un percorso di riforma che va dal 2020 al 2025. In tutte e tre le aree si presentano misure a breve termine e misure a più lungo orizzonte (le più difficili da far accettare agli Stati).
Unione finanziaria – Quali elementi necessari per completare l’Unione finanziaria vengono evidenziati:
– una riduzione dei rischi e rendere le banche più resilenti
– il completamento dell’Unione bancaria e dei suoi 3 pilastri (meccanismo di vigilanza unico, meccanismo di risoluzione unico, sistema europeo di assicurazione dei depositi)
– realizzare l’Unione dei mercati dei capitali per fornire (a famiglie e imprese) opportunità di finanziamento più diversificate e innovative (accesso a capitale di rischio,ecc.) e per avviarsi verso un’unica Autorità di vigilanza europea dei mercati dei capitali
– diversificare maggiormente i bilanci della banche, ad esempio mediante Titoli garantiti da obbligazioni sovrane (Sovereign bond-backed securities – SBBS), attualmente in esame al Comitato europeo per il rischio sistemico. “Non vi sarebbe mutualizzazione del debito tra gli Stati membri”. Non si tratta di una forma di messa in comune del rischio (i famosi Eurobond desiderati dai Paesi del Sud Europa). In altri termini, non sono in discussione dei veri e propri eurobond: non viene prevista alcuna responsabilità comune in Europa sul debito dei singoli stati. Ma gli Sbbs – «sovereign bond-backed securities», bond europei collateralizzati da obbligazioni emesse dai governi, nel loro disegno, svolgono molte delle funzioni degli eurobond. Offrono ai mercati uno strumento liquido, di dimensioni globali ed estremamente sicuro come i titoli del Tesoro americano. Permettono alle banche europee di investire su di esso, invece di concentrare i rischi ciascuna nei bond sovrani del proprio Paese; e quando s’innesca una crisi sono in grado di limitare la fuga di capitali da Paesi fragili come l’Italia verso quelli solidi come la Germania, contenendo così gli spread fra i bond sovrani del Nord e del Sud Europa.
Il documento di riflessione si sofferma sulla possibilità di “asset sicuri” – che possono prevedere una forma di mutualizzazione – e su una diversa valutazione del rischio dei bond sovrani solo nelle misure a lungo termine.
Unione economica e fiscale (più integrata) – Il documento di riflessione differenzia la convergenza reale (dei tenori di vita ecc.), da quella nominale (tasso di interesse, d’inflazione e di cambio e il rapporto disavanzo/PIL e debito/PIL) e ciclica (ad esempio ritrovarsi nella stessa fase di ripresa o di rallentamento). “L’integrazione economica europea – sottolinea il documento – offre il quadro appropriato per la convergenza. Le politiche nazionali contano ai fini della convergenza, ma il loro coordinamento nell’ambito del semestre europeo è essenziale per massimizzarne l’efficacia. (..). La mancanza di una forte riconvergenza economica e sociale richiede un’azione rapida ed efficace… Il pilastro europeo dei diritti sociali costituirà un nuovo riferimento per il conseguimento di condizioni di lavoro e di vita migliori. Esso stabilisce una serie di principi chiave di diritti fondamentali per promuovere mercati del lavoro e sistemi di welfare equi e ben funzionanti. L’allineamento dei sistemi di tassazione delle imprese degli stati membri, come previsto dalla proposta di base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società, contribuirebbe altresì a favorire la convergenza facilitando gli scambi e gli investimenti transfrontalieri”.
A breve termine, sono previste misure per incentivare le riforme, magari utilizzando il bilancio Ue. L’idea è di usare i fondi europei non solo per la progettazione ma anche per l’attuazione delle riforme, prevedendo la possibilità di bloccarli se gli Stati non s’impegnano. Altra idea è permettere al Fondo salva-Stati (Meccanismo europeo di stabilità Esm, dall’inglese European Stability Mechanism) la funzione di stabilizzatore: ad esempio, in caso di shock finanziario, per proteggere gli investimenti o per assicurare contro la disoccupazione. L’idea di un bilancio dell’Eurozona (che richiederebbe un flusso stabile di entrate) sarà, invece, un obiettivo di più lungo termine.
Più precisamente, in effetti, per una funzione di stabilizzazione vengono esplicitamente avanzate le ipotesi di:
– “un Sistema europeo di protezione degli investimenti (in infrastrutture, competenze) che potrebbe assumere la forma di uno strumento finanziario”;
– un “fondo di riassicurazione” per i regimi di disoccupazione nazionali che “presupporrebbe tuttavia probabilmente un certo grado di convergenza delle politiche e delle caratteristiche del mercato del lavoro”;
– un fondo “rainy day”(fondo per periodi di crisi) che potrebbe essere alimentato su base regolare o in alternativa, potrebbe essere dotato della capacità di contrarre prestiti”.
Una nuova Architettura dell’Uem – Al completamento dell’architettura dell’Unione economica e monteria ci si dovrebeb dedicare in una seconda fase (2020-2025). L’idea è semplificarla. Nel breve termine si rifletterà sulla funzione dell’Eurogruppo, lanciando l’idea, ad esempio, di riunire la figura del suo Presidente con quella del Commissario agli Affari economici. Il che porta all’ipotesi di dare vita ad un TESORO della zona euro, unico, che raggruppi sotto di sé tutte le funzioni ora sparse tra Commissione, Eurogruppo e Esm, inclusa quindi la sorveglianza sulle politiche economiche degli Stati. Inoltre, a lungo termine, si ricorda che è “oggetto di dibattito anche l’idea di un Fondo monetario europeo per dare più autonomia alla zona euro rispetto ad altre istituzioni internazionali per quanto concerne la stabilità finanziaria”. Tale fondo si baserebbe sul Meccanismo europeo di stabilità. Le sue funzioni “comprenderebbero, come minimo, gli attuali meccanismi di assistenza di liquidità agli stati membri, ed eventualmente il futuro sostegno comune di ultima istanza dell’Unione bancaria”
Resta da vedere se, e in che misura, questo documento di riflessione alimenterà un vero dibattito, e soprattutto, rapide prese di posizioni, e decisioni nel senso di una maggiore integrazione europea – capace di facilitare crescita, sviluppo, coesione, equità sociale, e benessere generalizzato – grazie a una vera Unione economica, monetaria, fiscale, e sociale.