Dieci Sindaci dei Comuni terremotati del maceratese scendono in campo per chiedere un’”immediata revisione della normativa” sul terremoto e sulla ricostruzione, 19 mesi dopo il sisma del 24 agosto 2016 e 17 mesi dopo gli eventi di fine ottobre 2016. E lo fanno attraverso una missiva inviata ai 24 parlamentari neo eletti o riconfermati nelle Marche e, per conoscenza, al commissario per la ricostruzione, Paola De Micheli, e al vice commissario e presidente della Regione, Luca Ceriscioli. Si tratta dei primi cittadini di Bolognola, Cristina Gentili; Camerino, Gianluca Pasqui; Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci; Fiastra, Claudio Castelletti; Monte Cavallo, Pietro Cecoli; Muccia, Mario Baroni; Pieve Torina, Alessandro Gentilucci; Serravalle di Chienti, Gabriele Santamarianova; Valfornace, Massimo Citracca e dal commissario straordinario di Ussita, Mauro Passerotti.
“Troppo ampio il cratere – l’argomentazione addotta – con 138 Comuni che non sono stati colpiti o danneggiati in eguale misura. Il risultato – sottolineano – è costituito da ritardi sulla messa in sicurezza, sul ripristino della viabilità comunale e interprovinciale, sul conferimento delle macerie, sul rallentamento della ricostruzione leggera e pesante. C’è dunque il rischio – scrivono i Sindaci – di una ricostruzione a macchia di leopardo, un elevato numero di improcedibilità delle domande di ricostruzione, poiché la maggior parte delle difformità non sono sanabili, mentre la Zona Franca Urbana non ha prodotto alcun aiuto concreto per i Comuni montani dell’Appennino”. Per queste ragioni i Sindaci chiedono l’immediata emanazione di nome correttive per individuare “almeno tre fasce di perimetro”, distinguendo altrettante categorie di enti: “Comuni catastroficamente colpiti, gravemente colpiti, lievemente colpiti”. Chiedono, inoltre, di estendere le norme regionali del Piano Casa anche alla sanatoria delle difformità edilizie e alle compatibilità paesaggistiche, di consentire a tutti l’installazione di manufatti temporanei a uso deposito, e ancora la modifica della “norma salva Peppina” per “consentire la permanenza nelle strutture abitative o a uso deposito fino al ripristino dell’agibilità”.
Altre richieste avanzate nella lettera sono: un periodo di benefici ed esenzioni fiscali “non inferiore a almeno 15-20 anni”, la semplificazione delle procedure burocratiche e l’attribuzione di maggiori competenze ai Sindaci. I primi cittadini paragonano “il dramma epocale che ha colpito l’Italia centrale” al terremoto dell’Irpinia per motivare con l’eccezionalità dell’evento” l’ampliamento delle azioni di deroga. “Deroghe e sanatorie specifiche” – insistono – che farebbero “accelerare la ricostruzione leggera e quella pesante” e portare addirittura a “una riduzione delle superfici preesistenti”.