Secondo il ‘Primo report annuale sull’occupazione nelle pubbliche amministrazioni’, realizzato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’occupazione è in progressiva diminuzione nella Pa, sia quella stabile che flessibile, con un’anzianità media in continua crescita, nei comparti Funzioni Centrali, Funzioni Locali e Sanità.
Il rapporto indica, in particolare, che sono oltre 75 mila gli occupati stabili in meno in quindici anni tra il 2001 e il 2015. Una flessione che colpisce soprattutto gli uomini, calati di -156.450 unità, a fronte di una crescita per le donne di +28.232 unità. Inoltre per quanto riguarda i lavoratori della Pa precari, lungo questo stesso periodo, si registra un calo di oltre 40 mila unità. Nello specifico, la dinamica occupazionale registrata tra il 2001 e il 2015 è decrescente lungo tutto il periodo per un totale di -75.368 unità.
Sempre prendendo in considerazione la dinamica negli anni dell’occupazione stabile, lungo i 15 anni in esame, il rapporto della Cgil evidenzia la crescita del part time che aumenta di +29.498 unità a fronte di un calo del full time di -104.866 unità. Un dato che in percentuale registra una crescita del part time pari all’85% e un calo del full time del 18%.
Per quanto riguarda l’anzianità si rileva che nel 2015 i lavoratori stabili con anzianità superiore a 36 anni è pari a 103.099 unità. Il 39% di questi lavoratori presta attualmente servizio presso gli enti locali, mentre il 34% nella Sanità e il restante 29% negli enti del comparto centrale.
Occupazione stabile
Nel dettaglio di questi primi numeri, che forniscono la cornice del rapporto, la dinamica occupazionale registrata tra il 2001 e il 2015 è decrescente lungo tutto il periodo (per un totale di 75.368 unità in meno). Sempre prendendo in considerazione la dinamica negli anni dell’occupazione stabile, lungo i 15 anni in esame, il rapporto della Cgil evidenzia la crescita del part time che aumenta di 29.498 unità a fronte di un calo del full time di104.866 unità. Un dato che in percentuale registra una crescita del part time pari all’85% e un calo del full time del 18%. Entrando nello specifico dei comparti, la dinamica dell’occupazione stabile a fine 2015 era così costituita: 19% enti centrali, 36% enti locali, 42% sanità (e 2% varie). In termini assoluti sono le amministrazioni del comparto Enti locali a subire la maggiore riduzione, pari a 80.695 unità, a seguire le Funzioni Centrali (-47.537 unità). Il comparto sanità, sempre lungo i 15 anni presi in esame, si riduce invece di 35.026 unità, pari al 5% dell’organico stabile.
Occupazione flessibile
Anche l’occupazione flessibile registra una flessione lungo il periodo in esame. Tra il 2001 e il 2015, infatti, le unità annue con contratto di tipo flessibile diminuiscono da 138.849 a 98.405 per un totale di 40.444 persone. Dal punto di vista delle tipologie contrattuali che danno vita a questi rapporti di lavoro, l’andamento rilevato è dipeso in larga misura dalla dinamica del lavoro a termine e degli Lsu. Quest’ultima componente è quella che perde più terreno, con un andamento decrescente durante tutto il periodo e una variazione in termini assoluti di 45.044 unità (63%). Le variazioni del lavoro a termine invece spingono verso l’alto il numero di unità tra il 2001 e il 2007 per poi contribuire insieme agli Lsu alla riduzione fino al 2015.
Anzianità
Nel 2015 i lavoratori stabili con anzianità superiore a 36 anni è pari a 103.099 unità. Il 39% presta attualmente servizio pressi gli enti locali, mentre il 34% nella sanità e il restante 29% negli enti del comparto centrale. Dai dati del rapporto emerge, inoltre, proprio in ragione di un’anzianità di servizio in crescita, che le cessazioni legate al collocamento a riposto per limiti di età e dimissioni con diritto alla pensione risultano essere in progressione: 30.082 nel 2013, 36.745 nel 2014 e 52.679 nel 2015. Lungo questo trend si prevede che in tutta la pubblica amministrazione nel 2020 circa 262 mila lavoratori si troveranno nella classe 65-67 anni e 621 mila nella fascia 60-64. Dall’analisi dei dati del Conto Annuale a fine 2016 nelle Funzioni centrali i lavoratori con più di 60 anni di età erano 124.737 in sanità 230.057 e 199.692 nelle funzioni locali. Possiamo ragionevolmente prevedere che circa il 40% delle lavoratrici e dei lavoratori dei tre comparti presi in esame nei prossimi 3-6 anni potrebbe raggiungere i requisiti per la pensione. Per mantenere almeno l’attuale livello dei servizi e delle prestazioni negli stessi comparti è necessario assumere nei prossimi 3-6 anni 500 mila lavoratori.
Spesa per il personale
Nonostante il blocco delle retribuzioni, la spesa per macro aggregati è aumentata lungo il periodo in esame, sebbene il numero di occupati stabili diminuisca di 75 mila unità nei quindici anni presi in esame. Tale dinamica trova la sua origine nell’interazione tra blocco del turn over, così come della contrattazione a partire dal 2009, e differimento dell’età pensionabile che mantiene in servizio lavoratrici e lavoratori molto sopra la media. Conclusioni simili a quelle già evidenziate dalla Ragioneria dello Stato. Per quanto riguarda il costo del lavoro flessibile, tra il 2001 e il 2015 si rileva un aumento del 56%, concentrato tra il 2001 e il 2007 (picco a 3,8 miliardi), coerentemente con l’aumento del numero di unità lavorate, per poi calare. Nel 2015 la spesa per costo del lavoro flessibile rimane inferiore di circa 870 milioni rispetto al 2007. La distribuzione assoluta per tipologia di lavoro flessibile è coerente con i dati del personale occupato. In particolare, il lavoro a termine occupa nel 2015 il 77,5% del costo totale per il lavoro flessibile in aumento rispetto al 62,7% del 2001. Diminuisce il costo per le collaborazioni, che passa dal 17% al 10% e quello degli Lsu dall’8,2% all’1,6%, coerentemente con la dinamica del numero di unità annue.