E’ stata appena pubblicata da Bruxelles la relazione “Labour Market and Wage Developments in Europe – Mercato del lavoro e andamento delle retribuzioni in Europa” che, dati alla mano, rileva come vi sia una netta ripresa dell’occupazione in molti Paesi membri, nonostante il difficile contesto economico.
Tra gli obiettivi dell’Ue da realizzare entro la fine del 2020 troviamo il lavoro con l’innalzamento al 75% del tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni, un target non ancora conseguito da parte di molti, ma sul quale continuare ad insistere con le giuste politiche nazionali.
“Sono lieta di constatare che il mercato del lavoro europeo è ancora forte – ha detto la commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori Marianne Thyssen – ma alcuni segnali negativi dovrebbero metterci in allarme. Sviluppare competenze è oggi più importante che mai, perciò sono felice dell’entusiasmo che ho percepito alla IV Settimana europea delle competenze professionali, che si è svolta a metà ottobre a Helsinki. Investire nell’istruzione e nella formazione rimane una delle azioni politiche fondamentali per i prossimi anni”.
Come nel recente passato, il calo della disoccupazione è stato più marcato del previsto sulla base del ritmo della crescita economica. I Paesi ad alto tasso di disoccupazione, tra cui Croazia, Grecia, Spagna e Portogallo, hanno registrato un forte incremento dell’occupazione che ha ridotto il gap tra le diverse realtà del Vecchio Continente.
Il calo della disoccupazione è in parte dovuto al miglioramento delle caratteristiche strutturali del mercato del lavoro, nonchè alle riforme attuate dopo la crisi del 2008. Bruxelles osserva però che sebbene le retribuzioni abbiano continuato ad aumentare, la loro crescita media è rimasta piuttosto modesta.
Come nei lustri precedenti, l’incremento degli emolumenti è stato più elevato nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, contribuendo alla convergenza dei salari nell’Ue. Le modifiche dei regimi fiscali e previdenziali introdotte dopo il 2008 hanno ridotto le disuguaglianze in quasi tutti gli Stati e la percentuale di persone con un reddito inferiore alla soglia di povertà. Un dato che desta preoccupazione rimane però ancorato al fatto che le condizioni di vita sono peggiorate in circa la metà dei Paesi membri.
La relazione della Commissione prende infine in esame gli squilibri tra domanda e offerta di competenze alla luce dell’evoluzione del mondo del lavoro, evidenziando come l’introduzione di tecnologie che riducono la domanda di lavoratori con mansioni di routine possa di fatto aumentare il divario occupazionale.