“Potenza civile”, “potenza normativa”, “potenza etica” sono tra le specificità – nel passato – evidenziate dalla teoria per spiegare la natura dell’Unione europea (maggior contribuente del sistema delle Nazioni Unite) impegnata a favore di un effettivo multilateralismo (con le Nazioni Unite – ONU come nucleo del sistema) perché convinta che per essere in grado di affrontare con successo crisi e sfide globali la Comunità internazionale ha bisogno di un sistema multilaterale efficiente, basato su valori e regole universali. In effetti – a livello europeo – in materia di difesa sono stati conseguiti molti più risultati in questi ultimi due anni che negli ultimi sessanta. Cosa poco sorprendente se si tiene conto che siano in un mondo caratterizzato da terrorismi, e cambiamenti climatici (con tutto ciò che ne con segue); un mondo che cambia, in cui si va sfaldando l’ordine postbellico costruito dagli Stati Uniti – dopo il 1945 – in Europa e nell’Asia orientale; un mondo in cui Russia e Cina trarranno vantaggi dall’abdicazione dell’America alla leaership, e il solipsismo di Trump (gli Usa – è stato già evidenziato – non possono rinunciare all’impero in nome della nazione, perché perderebbero l’uno e l’altra); un mondo in cui l’Europa (come il Giappone) ha forse sviluppato una dipendenza eccessiva dal potere militare americano. .
Dal fallimento del progetto di Comunità europea di difesa (CED) – in materia di difesa – ha dominato a lungo un vero tabù: solo il Trattato modificativo di Lisbona ha poi portato numerose significative innovazioni, ivi incluso un meccanismo di Cooperazione strutturata permanente (che non è altro che una possibile Eurozona per la difesa). Da una parte, c’era /c’è chi teme una possibile concorrenza tra NATO e UE, con al termine una divisione transatlantica; d’altra parte, lo stesso concetto di autonomia della Pesc (Politica estera e di sicurezza comune) – Psdc (Politica di sicurezza e difesa comune) non manca di ambiguità. Mentre i paesi membri dell’UE con vocazione atlantista lo interpretano in modo restrittivo, quelli più europeisti tendono a farne la base di un ruolo dell’Unione sempre più autonomo sulla scena mondiale, anche per evitare di ritrovarsi in missioni utili solo a interessi americani.. Lo stesso termine autonomo è frutto di un compromesso tra indipendente (preferito dalla diplomazia francese) e complementare (alla NATO) tipico della visione britannica. Più recentemente, Marine Le Pen sta proponendo di ritornare al franco francese e di uscire – non solo dall’Ue – ma anche della NATO.
E alcune dichiarazioni di D.Trump nuovo presidente degli USA, sulla NATO e sull’Ue, lasciano a dir poco perplessi. Comunque, già prima della vittoria di D. Trump – in linea con quanto precisato negli suoi Orientamenti politici del 2014 – J.C.Juncker, Presidente della Commissione europea, sottolineava: “Ritengo che l’Europa debba essere resa più forte in termini di sicurezza e di difesa. Certo, l’Europa ha principalmente un potere di persuasione, ma a lungo andare anche il potere di persuasione più forte ha bisogno di un minimo di capacità di difesa integrate”. Successivamente, con la Dichiarazione di Roma (25 marzo 2017), i leader dell’UE si sono impegnati ad adoperarsi per realizzare un’UE a 27 che contribuisca alla creazione di un’industria della difesa più competitiva e integrata e che rafforzi la propria sicurezza e difesa comune in cooperazione e complementarità con la NATO. E poi – il 5 giugno 2017 – la Commissione europea ha varato:
– il Fondo europeo per la difesa che coordinerà, integrerà e amplificherà gli investimenti nazionali per la ricerca nel settore della difesa, nello sviluppo di prototipi e nell’acquisto di materiali e tecnologie per la difesa.
– e il suo Documento di riflessione sul futuro della difesa europea: quarto dei 5 documenti di riflessione annunciati nel Libro bianco sul futuro dell’Europa. Gli altri – già varati – hanno riguardato la dimensione sociale (26 aprile 2017), la gestione della globalizzazione (10 maggio 2017), l’approfondimento dell’Unione economica e monetaria (31 maggio 2017). Il documento sul futuro delle finanze dell’UE è invece previsto per fine giugno 2017.
Sicurezza o difesa? A lungo, l’originalità dell’Unione europea si è basata – sostanzialmente – su questi fattori:
· il primato del “soft power” (cioè uso della diplomazia, facendo leva, se necessario,su commercio, aiuti, contingenti e missioni di pace in diverse zone di crisi del mondo per risolvere conflitti e promuovere la concordia a livello internazionale);
· prevenzione all’europea – il primato della diplomazia preventiva (volta a individuare le cause dei conflitti al fine di tener conto di fattori fondamentali di instabilità quali i cambiamenti climatici, l’accesso a risorse naturali e energia, la sicurezza dell’approvvigionamento idrico, le criticità nel settore della salvaguardia ed esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali ecc.) – cosa ben diversa dalla guerra preventiva degli Usa del 2003 . Allora G.Bush ha optato per unilateralismo, e prevention e multilateralismo à la carte (anziché istituzionale) approccio poi rimesso in questo dal presidente Obama. Per gli americani, la prevenzione era soprattutto militare e poteva essere unilaterale. Invece, l’Ue subordina gli interventi ai mandati del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (anche se, per validi motivi, non l’ ha fatto per l’intervento in Kosovo).
· l’accento posto più sulla sicurezza che sulla difesa (basato sulla convinzione che non c’è sicurezza senza sviluppo, e non c’è sviluppo senza sicurezza ) una sicurezza intesa,quindi, quale pre-requisito dello sviluppo (economico, sociale infrastrutturale ecc.); una sicurezza da rafforzare anche attraverso una riduzione della povertà, delle disuguaglianze, della disoccupazione, e la promozione dei diritti umani; una sicurezza intesa anche come responsabilità di proteggere le popolazioni, ecc..
In altri termini, da tempo, l’UE preferisce un approccio globale che integri politica estera, politica di sicurezza e difesa, cooperazione allo sviluppo, diplomazia economica (in merito, per un approfondimento rinvio ai miei due ultimi libri in cui – grazie alla mia esperienza di lavoro all’UEO – ho dedicato interi capitoli anche alla Politica estera e di sicurezza e difesa dell’Unione europea). L’UE lavora in partenariato con la NATO: partenariato strategico da approfondire, anche per una migliore cooperazione nella gestione delle crisi, tra l’altro per evitare sovrapposizioni e duplicazioni. E’ / ed è stata impegnata in molteplici missioni. Nel 2013 aveva 7000 unità dislocate in 12 missioni civili, e 4 operazioni militari. Basti qui pensare alla campagna contro la pirateria nel Corno d’Africa; alla missione Sophia che – pur essendo l’Italia il principale attore – vede (a vario titolo) la partecipazione di 25 stati su 28. Oggi servirebbe anche, e forse innanzitutto, una vera Politica estera e di cooperazione, comune, con ivi incluso, un’adeguata Politica mediterranea, e per le migrazioni.
Intanto, un dibattito è oramai lanciato anche su una difesa europea. L’UE dispone già dei mezzi per passare dall’attuale mosaico di accordi bilaterali e multilaterali di cooperazione militare a forme più efficaci di integrazione della difesa. Il Documento di riflessione sul futuro della difesa europea (giugno 2017) delinea, da un lato, i diversi scenari di risposta alle crescenti minacce cui deve far fronte l’Europa nel campo della sicurezza e della difesa; e, d’altro lato, le modalità per accrescere la capacità di difesa dell’Europa entro il 2025. La Commissione – come al solito senza scegliere – delinea tre possibili scenari che, senza escludersi l’un l’altro, rappresentano tre diversi livelli di ambizione in termini di solidarietà.
I tre possibili scenari sono questi:
1. “Cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa” – Tale cooperazione sarebbe facoltativa e avverrebbe in base a decisioni ad hoc, mentre l’Unione europea continuerebbe a integrare gli sforzi nazionali. La cooperazione nel settore della difesa sarebbe rafforzata, ma la partecipazione dell’UE alle operazioni più impegnative resterebbe limitata. Il nuovo Fondo europeo per la difesa contribuirebbe a sviluppare nuove capacità comuni, ma gli Stati membri continuerebbero comunque a provvedere individualmente alla parte più rilevante delle acquisizioni e dello sviluppo delle capacità di difesa. La cooperazione UE‒NATO manterrebbe le modalità e la struttura attuali.
· “Sicurezza e difesa condivise” – Gli Stati membri metterebbero in comune determinate attività finanziarie e operative per rafforzare la solidarietà nel settore della difesa. Inoltre l’UE s’impegnerebbe maggiormente nella protezione interna ed esterna dell’Europa. Assumerebbe un ruolo di maggior rilievo in settori come la cibersicurezza, la protezione delle frontiere o la lotta contro il terrorismo. E rafforzerebbe la dimensione di sicurezza e difesa di politiche interne dell’UE quali la politica energetica, sanitaria, doganale o spaziale. Tale impegno dovrebbe essere accompagnato da una volontà politica di agire, nonché da un processo decisionale adatto ad un contesto in rapida evoluzione. Aumenterebbe inoltre la cooperazione tra l’UE e la NATO, che si coordinerebbero in una vasta gamma di aspetti.
· “Sicurezza e difesa comuni” – Questo è lo scenario più ambizioso in assoluto e prevede la graduale definizione di una politica di difesa comune che conduca a una difesa comune dell’Unione, basata sull’articolo 42 del Trattato sull’Unione europea. Secondo la disposizione vigente un gruppo di Stati membri può portare la difesa europea al livello successivo. In questo scenario la protezione dell’Europa diverrebbe una responsabilità sinergica dell’UE e della NATO. L’UE sarebbe in grado di gestire operazioni di sicurezza e difesa di alto livello sostenuta da un maggior grado di integrazione delle forze di difesa degli Stati membri, sosterrebbe programmi di difesa comuni con il Fondo europeo per la difesa e istituirebbe un’apposita Agenzia europea per la ricerca nel settore della difesa, favorendo così anche la creazione di un vero e proprio mercato europeo della difesa, in grado di proteggere le proprie attività strategiche fondamentali dalle acquisizioni provenienti dall’esterno.
“Nell’Unione europea – ha sottolineato l’Alta rappresentante/Vicepresidente Federica Mogherini – stiamo avanzando velocemente in materia di sicurezza e la Commissione accompagna e sostiene la determinazione degli Stati membri. L’odierno documento di riflessione rappresenta il contributo della Commissione al dibattito sul futuro dell’Unione in questo settore, partendo dalla domanda di una difesa più integrata ed efficace espressa dai cittadini europei. L’Unione europea può sostenere gli Stati membri a sviluppare capacità militari e a investire in modo più efficiente nel settore della difesa. Abbiamo fatto molta strada in meno di un anno e siamo determinati a mantenere questo ritmo.”
Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha aggiunto: “Nel mondo attuale una NATO e un’Unione europea forti sono importanti come mai prima d’ora. L’Europa, evitando inutili duplicazioni, deve avere il controllo della propria sicurezza e della propria difesa per essere un partner più forte per i suoi alleati. La nostra meta ci è chiara e gli Stati membri stanno alla guida, ma è giunto il momento di decidere con quale velocità vogliamo arrivarci.”
Sarà istituita una capacità militare e di pianificazione condotta (MPCC) in seno allo Stato maggiore dell’UE (EUMS) che fa parte del SEAE (Servizio diplomatico europeo). E’ una decisione operativa – dell’8 giugno – che contribuirà a rendere più efficaci le missioni europee senza compiti esecutivi e a migliorare la formazione dei soldati dei paesi partner, al fine di garantire pace e sicurezza. “È un lavoro importante non solo per i nostri partner, ma anche per la sicurezza dell’Unione europea”, ha dichiarato l’alto rappresentante Federica Mogherini.
Ordine del giorno del Consiglio affari esteri (19 giugno 2017) – Intanto tra i principali punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio affari esteri figurano questi:
· Strategie globale dell’UE – In particolare, sarà adottata una Strategia per la sicurezza dei mari
· Aspetti esterni della lotta contro il terrorismo
· Cooperazione UE-NATO anche sulla base di un rapporto congiunto dell’ Alto e del Segretariato generale della NATO
· La situazione in Iraq
· Migrazioni (nuovo quadro di partenariato) , in preparazione del Consiglio europeo del prossimo 22-23 giugno
· Crisi diplomatica nella regione del Golfo
Ai margini del Consiglio, ci sarà anche una riunione con i ministri dei sei paesi del Partenariato orientale (Armenia, Azerbaïdjan, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina) in preparazione del Vertice del Partenariato orientale del prossimo 24 novembre 2017.